“Noi siamo motore a diesel, però quando il motore a diesel si riscalda parte forte e parte robusto. Siamo partiti lenti perché dobbiamo capire, vogliamo che i nostri amici siano tutti convinti di quello che è il MAIE. Siamo alla fine di questo processo, il giorno 10 ottobre avremo il nostro congresso a New York, New Jersey. Abbiamo aderito al MAIE perché abbiamo capito che i partiti tradizionali sono una grande delusione. Oggi non c’è alternativa per gli italiani all’estero se non creare una forza che sia realmente indipendente dai partiti e sia presente in Italia come entità autonoma. Perché se i nostri parlamentari eletti con i partiti dovessero tornare a Roma, avremmo gli stessi risultati: tutti questi anni non ci hanno portato a niente, se non alla chiusura dei consolati, per esempio. Fino ad oggi la nostra rappresentanza è stata un fallimento totale”. Così Augusto Sorriso, Coordinatore del MAIE degli Stati Uniti, a colloquio con ItaliaChiamaItalia. Sorriso è molto duro nei confronti degli eletti all’estero con i partiti tradizionali, in particolare con quelli del Popolo della Libertà: “Chi ha rappresentato gli italiani all’estero del Nord e Centro America a Roma durante questa legislatura ha fallito. Mi riferisco in particolare agli eletti del PdL: sono stati in maggioranza, e cosa hanno prodotto per i loro elettori? Nulla”.
Come reagiscono i connazionali alla proposta del Movimento Associativo italiani all’estero?
“Inizialmente c’è una diffidenza. Per questo abbiamo aspettato. La diffidenza nasce da una delusione generale per quello che sono stati fino ad ora i nostri rappresentanti. Man mano che però viene compreso il concetto di un movimento nato, creato, sviluppato da e per gli italiani nel mondo, gli amici e i connazionali in generale capiscono che al MAIE non esiste alternativa. E’ un partito che guarda all’idea di Mirko Tremaglia, se vogliamo. Dunque o creiamo tutti insieme questa forza o è meglio che scompariamo perché i partiti non ci daranno mai niente. Questo concetto che ho cercato di esprimere e che Ricardo Merlo, presidente del MAIE, esprime in continuazione, piano piano viene capito dagli italiani all’estero. Fino adesso un tipo di informazione come questa non c’è stata: c’è stata quella legata ai partiti, che è deviante. Fino adesso i partiti hanno prodotto in Italia per gli italiani all’estero solo sedie da riscaldare: ci auguriamo che gli italiani nel mondo capiscano che non esiste altra alternativa se non quella del MAIE”.
Che rapporto ha lei, Sorriso, con il presidente Ricardo Merlo?
“Il rapporto con Merlo nasce da tempo. E’ uno dei pochi presenti a tutte le riunioni Cgie. Ha dimostrato coraggio. Ha anche sostenuto Berlusconi all’inizio del suo governo fino a quando ha capito che al Cavaliere degli italiani all’estero non gliene fregava proprio niente. Merlo in questi anni ha dato l’impressione di quello che veramente si vuole interessare degli italiani nel mondo. Dunque, si è chiesto: dov’è la nostra forza? Bisogna riuscire a portare a Roma una pattuglia di deputati e senatori, forse così riusciremo davvero a ottenere risultati. Una forza compatta, se pur piccola, può essere determinante in certe occasioni. Merlo credo sia l’unica chiave per aprire la porta che va verso l’interesse dell’Italia nei confronti dei connazionali residenti oltre confine”.
Sorriso spiega al nostro quotidiano online che, oltre a partecipare al congresso MAIE negli Usa, proverà ad essere presente anche a quello previsto in Canada: “Cercherò di andare, credo sia importante essere presente. Il problema è la distanza, insieme al tempo. Cercheremo di essere presenti a Toronto anche attraverso gli amici che abbiamo in Canada”.
Che ruolo ha il Centro America per voi residenti in Nord America? Appartengono alla stessa ripartizione, eppure il Centro America è sempre stato un po’ trascurato…
“I partiti si sono sempre disinteressati al Centro America. Se poi dobbiamo parlare del Sen. Giordano e dell’On. Berardi… loro in Centro America cosa hanno fatto? Anzi, cosa hanno concluso persino in Nord America? Dove sono andati? Solo alle feste, per raccogliere qualche piccolo applauso. Non riescono a svolgere un ruolo che presenti programmi alle comunità. Non hanno mai partecipato a nessuna riunione di Comites in tutti gli Usa né in Canada o in Centro America. Cosa possono capire queste persone dei problemi degli italiani all’estero?”
Come coordinatore Sorriso avrà anche la responsabilità di formare le liste. Forse è presto per parlarne, ma gli chiediamo se ha già in mente qualche nome da inserire in lista e dunque da candidare: “Noi siamo aperti a tutti. Ci sono diverse richieste di candidatura. Persone intelligenti, preparate, altre meno preparate… Noi cercheremo di fare le scelte migliori. Non chiedetemi oggi dei nomi perché sarebbe prematuro e indelicato nei confronti di chi oggi aspira alla candidatura. Ma cercheremo di fare una lista di persone preparate, motivate, di un’età media possibilmente inferiore alla mia, e anche di sesso diverso: l’ultima volta per esempio il PdL presentò sei uomini, credo che questo debba cambiare. Presentare giovani, persone che abbiano le capacità politiche per rappresentarci: basta con chi va a Roma solo per scaldare la sedia. Da qui a qualche mese dovremo scegliere anche il candidato che dovrà rappresentarci, senza trascurare naturalmente il Centro America”.
Il coordinatore MAIE Usa attraverso Italiachiamaitalia.it lancia un messaggio ai connazionali-elettori: “Per un elettore con passaporto italiano che vive in Nord e Centro America credo non ci siano alternative. Se oggi il ruolo degli italiani all’estero deve avere una sua valenza in Parlamento, com’è stato dimostrato non può averlo con i partiti tradizionali. L’elettore oggi deve votare per chi davvero può rappresentarlo: il MAIE si interessa solo degli italiani nel mondo. Non andremo a Roma a dire che prima viene il partito e poi gli italiani all’estero. No. Prima vengono i nostri elettori, poi tutto il resto. I partiti hanno fallito in Italia, immaginiamoci all’estero. Se qualcuno pensa ancora che uno dei partiti italiani possa rappresentarci davvero a Roma è semplicemente un illuso. Tutte quelle altre liste, poi, che possono essere di contorno, che vogliono portare in Parlamento un senatore o un deputato, mi ricordano un po’ don Chisciotte, che lottava contro i mulini a vento. Noi vogliamo portare una pattuglia di deputati e senatori che non sia avulsa dalla politica italiana. Siamo lì per inserirci nella politica italiana, ma con un solo scopo: quello di favorire la soluzione delle problematiche che riguardano gli italiani all’estero. Se i connazionali residenti in Centro America, Usa e Canada decideranno di nuovo, in maniera cieca, di votare per i partiti, non si vengano poi a lamentare che chiudono i consolati, che non ci sono soldi per la lingua e cultura, che non ci sono soldi per l’assistenza, che forse non riguarda Stati Uniti e Canada ma riguarderà altre realtà del Centro America. Questi tre problemi, senza parlare del riacquisto della cittadinanza, sono stati totalmente abbandonati dai nostri eletti all’estero. Se volete darci una mano per mantenere quello che abbiamo, aiutateci con il vostro voto: riporteremo i problemi degli italiani nel mondo in primo piano. Ritengo che i connazionali non debbano votare per chi è andato in Parlamento e non ha ottenuto risultati. L’unica soluzione è il MAIE, movimento autonomo dai partiti ma non da essi scollegato: oggi in Italia non siamo considerati assolutamente, e parte di questa colpa ce l’hanno i nostri rappresentanti in Parlamento, quelli che gli italiani nel mondo hanno mandato a Roma con il loro voto”.
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