La Casta si ribella ogni volta che qualcuno propone di mettere le mani nei portafogli di deputati e senatori. Può scoppiare il mondo, ma i soldi quelli proprio no, non si possono toccare. I nostri parlamentari possono essere tutti d’accordo, in teoria, sul fatto di diminuire i loro stipendi, ma quando si tratta di passare alla pratica, sono pronti a ribellarsi in maniera compatta, più che mai. Quando si tratta di toccare i loro quattrini, i loro privilegi, come per magia le divisioni politiche scompaiono e sono tutti uniti.
Il quotidiano “La Repubblica”, oggi, pubblica alcune dichiarazioni di politici, che chiama in maniera molto azzeccata “onorevoli lamentele”, che commentano l’ipotesi di una riduzione del 30% dei loro emolumenti. Fra questi c’è Antonio Razzi, ex Idv eletto all’estero, poi passato alla maggioranza berlusconiana e oggi – incredibili a dirsi – senatore del Popolo della Libertà. Razzi – che i più affezionati lettori di ItaliaChiamaItalia conoscono molto bene – lancia l’allarme: 5mila euro al mese? Con quella somma, dice, dovrei abituarmi “a dormire in un sacco a pelo”, visto che con quello che guadagna ora, spiega ancora, posso permettermi al massimo un hotel a una stella.
L’uomo che nel 2010 salvò il governo Berlusconi proprio non ci sta: “Non è che viviamo al paesino, qui si paga anche l’aria. Prima di fare queste proposte state sei mesi a Roma poi ne riparliamo".
Eppure Razzi, rieletto per miracolo alle Politiche di febbraio, prima di entrare in Parlamento era un semplice operaio, con uno stipendio normale. Ma si vede che alla ricchezza ci si abitua in fretta. Non è vero Antonio?
































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