BUENOS AIRES – L’attuale campagna elettorale per le elezioni politiche italiane è caratterizzata, per quanto riguarda la Circoscrizione Estero, dalle aggressioni verbali, dalle denunce fondate su voci di origine incerta, quando non di vere e proprie bugie. Ormai non possiamo illuderci di vedere dibattiti di alta scuola politica, di sole proposte, di modelli di cultura democratica. Viviamo nella seconda decade del XXI secolo, tempi iconoclastici e amorali, società dell’immagine, dell’effimero e del gossip.
Ma se potessimo esprimere un desiderio, quello sarebbe di avere, fra noi, come comunità, un minimo senso del rispetto per la comune appartenenza. Non è così, purtroppo.
Il problema è che così facendo, abbiamo dato pasto a tanti media italiani che si occupano solo di trasmettere una visione infangata della realtà e quel fango ora lo troviamo fra noi.
“Elezioni 2013, la partita italiani all’estero: attori, ballerine e riciclati”, titola “Il Fatto Quotidiano”, il sito “che di tutti disse mal…” come scrisse di sé Pietro L’Aretino, che in un altro servizio parla di brogli nel voto in Argentina, ricucinando un servizio scritto a suo tempo sull’indagine della magistratura sui brogli nelle elezioni del 2008. Ci sono altri titoli e articoli che mettono in guardia sul voto all’estero, compresi alcuni di quotidiani prestigiosi che parlano della possibilità che il voto all’estero sia determinante al Senato, tema sul quale noi abbiamo scritto già qualche settimana fa (“Un’altro Pallaro determinerà le sorti del futuro governo” messo sul nostro sito il 10 gennaio e pubblicato dalla Tribuna Italiana il 16 dello stesso mese)
Naturalmente i media fanno il loro lavoro e le prime fonti a cui attingono sono quelle locali. Quindi non c’è da stupirsi se poi la nostra immagine è quella che è. O quando siamo associati a trame mafiose, a faccendieri, a poteri occulti che potrebbero decidere sul nostro voto.
Così facendo si arriva alla macchietta degli italiani all’estero, quando non alla condanna generale degli italiani all’estero, e del nostro voto.
C’è da dire però che, in genere quelle denunce partono da movimenti che hanno poche chances di arrivare ad un risultato positivo, o da esponenti locali di partiti politici italiani, che sanno che comunque, come è avvenuto in passato da queste parti, hanno poche possibilità di vincere.
La domanda da porsi è: se hanno fatto terra bruciata attorno a loro sporcando tutti durante la campagna elettorale, come faranno gli eventuali vincitori per far approvare tutti quei meravigliosi progetti di cui ci hanno parlato in campagna elettorale?
Naturalmente, è facile sparlare e sporcare gli altri (i candidati, le loro famiglie, i funzionari, tutti quanti la pensano diversamente) quando non si hanno chances o non si hanno rapporti con le comunità. Passate le elezioni, se si ha la fortuna di arrivare in Parlamento, c’è la certezza di diventare un “onorevole” per almeno due, tre o cinque anni. Poi si vedrà, magari ottenendo un seggio in Italia, come ha fatto il deputato Razzi eletto in Europa nel centrosinistra e ora candidato in Italia col centrodestra.
Invece chi ha sempre lavorato in seno alla collettività e alle sue associazioni, ha bisogno del rispetto di essa, anche per poter meglio rappresentarla a Roma. Finite le elezioni, continueranno a frequentarla, a farne parte. E’ una bella differenza!
































Discussione su questo articolo