"Ricordiamo le vittime di stamattina a Bruxelles, il cui numero non è ancora definito. Facciamo un minuto di silenzio in ricordo delle vittime". Lo ha detto il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Paolo Gentiloni, aprendo i lavori dell’assemblea plenaria del Consiglio generale degli italiani all’estero (Cgie) in corso alla Farnesina.
Parlando degli attentati di questa mattina a Bruxelles, Gentiloni, che è presidente del Cgie, ha continuato: “E’ un momento particolare e delicato, parliamo di una città che ci è molto cara per tante ragioni: è la sede delle istituzioni europee, con il Belgio abbiamo relazioni da tanti decenni, tant’è che si tiene proprio quest’anno la ricorrenza della tragedia di Marcinelle. L’attacco di stamattina è un attacco pianificato di dimensioni molto molto gravi, acquisiremo elementi nelle prossime ore, per ora non risultano coinvolgimenti di cittadini italiani ma la situazione è ancora tesa. Il ministro degli esteri belga sta lavorando con le ambasciate, ma ci vorranno ore per chiarire la situazione".
"Noi italiani sappiamo bene che il fenomeno migratorio non è iniziato nel febbraio 2015 e che è inutile sottovalutare la dimensione strutturale di questo fenomeno che a noi è molto chiaro. Le nostre comunità sono state protagoniste di un grosso flusso, e si sono trasformate in tante realtà di successo nel mondo, ma la nostra consapevolezza è anche quella di dover affrontare la questione intervenendo sulle radici: la guerra, la povertà. Sappiamo che l’Europa deve rispondere con soluzioni comuni".
"L’idea di un anno fa, secondo cui l’Italia doveva risolversi da sola il problema, diventa ora incredibile se pensiamo a quanto successo sulla rotta balcanica. Quello che voi testimoniate è che le risposte civili sono l’unica ricetta possibile per affrontare il futuro. La realtà degli italiani all’estero è così rilevante che va anche al di là delle statistiche ufficiali, sappiamo che c’è una nuova migrazione che sfugge alle statistiche".
"Un ruolo fondamentale le nostre comunità all’estero ce l’hanno nella promozione e diffusione della nostra cultura. Siamo riconosciuti in maniera così evidente nel mondo come una delle più grandi potenze culturale, non solo con gli asset storici ma con l’arte contemporanea e l’enogastronomia di qualità che e sono uno degli elementi di attrazione all’estero. Meno scontato ma altrettanto fondamentale è il discorso sulla lingua: noi abbiamo un sistema che impoverito da anni di spending review comunque regge e tende anche a rafforzarsi, abbiamo il dovere di constatare che in alcune aree del mondo i nostri istituti rappresentano una risposta straordinaria non solo alle famiglie italiane ma anche per il Paese in generale. Di questo dobbiamo essere orgogliosi e possiamo vantare una collaborazione molto forte con il Miur e tra i nostri obiettivi dobbiamo proporci di rafforzare anche questo".
"Sappiamo che il lavoro del Cgie deve affrontare un contesto tra i più difficili che ci siano stati negli ultimi anni per l’incrocio di fattori e difficoltà soprattutto in alcune aree nostro pianeta. Un dovere storico ma attuale è quello di tutelare dentro le nostre comunità all’estero le componenti più deboli, in particolari in situazioni critiche: penso al Venezuela dove la crisi economica sta provocando conseguenze sociali da fronteggiare".
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