Gianni Farina, deputato Pd eletto nella ripartizione estera Europa, intervistato dal quotidiano svizzero Zuercher Oberlaender, commenta l’esito delle Politiche di febbraio: “Non occorreva forte intuito per vedere l’avanzata di Grillo e del suo Movimento Cinque Stelle. Le piazze d’Italia piene di una umanità variegata: giovani, operai e disoccupati, mondo della cultura, tutti uniti per dire «basta» all’immoralità, alla corruzione, ai costi eccessivi della politica. E per finire, lo straordinario spettacolo di folla di Piazza san Giovanni alla vigilia del voto”. Il PdL ha recuperato alla grande: “Il recupero di Silvio Berlusconi era, per me, largamente previsto, anche se si sta esagerando sulla sua reale consistenza. Come il flop di Monti, appena oltre il 10%, dopo aver cannibalizzato i compagni di strada Fini e Casini”. E il Pd? “Il Partito democratico, penalizzato dalla polverizzazione del voto a sinistra – Ingroia e altri – incassa un voto al di sotto delle aspettative, senza, tuttavia, dimenticare che è il partito più forte, sul piano popolare, sia alla Camera che al Senato. La discordante consistenza parlamentare del Partito democratico nelle due camere dipende, unicamente, dall’applicazione di due diversi sistemi elettorali maggioritari”.
All’estero la vittoria del Pd è stata netta, sia alla Camera che al Senato. In Europa però ha perso un seggio alla Camera dei Deputati. Come mai? “Netta nel mondo, con la conquista di cinque deputati e quattro senatori, un parlamentare in più del 2008. Deludente in Europa. Non tanto per la mancata elezione del terzo deputato, cosa largamente scontata, dopo la diminuzione di un seggio camerale nel collegio europeo, quanto per la perdita di cinquantatremila voti popolari, oltre il dieci per cento del nostro consenso nel 2008. Una perdita generalizzata, in Svizzera come in Germania e altrove, a beneficio della lista Monti, diversamente dall’Italia, e del Movimento Cinque Stelle”. Secondo Farina è colpa anche di un Pd “profondamente diviso, affidato al controllo di capi corrente locali, in assenza di una reale vita democratica. Tutto ciò ha creato problemi e contrasti, oltre la normale dialettica, nella formazione delle liste alla Camera e al Senato. Ha prevalso il particolarismo, la ricerca persino sfrenata alla preferenza personale e l’alleanza a sostegno dei rispettivi candidati tra i presunti poteri forti (associazionismo e rappresentanze sociali) dell’emigrazione organizzata”.
La situazione politica italiana, dopo il voto, è “drammatica” secondo Farina. Ma per l’eletto all’estero tornare alle urne “sarebbe una tragedia”, un vero “fallimento senza appello che vorrei risparmiare al nostro popolo, e a noi tutti”.
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