La notizia del rinvio delle elezioni dei COMITES (e quindi anche il rinnovo del CGIE) al 2014, se tutto andrà bene, ha lasciato basiti il segretario generale ed i componenti dell’ufficio di presidenza del Cgie i quali per la verità già da molte settimane non avevano dato segni visibili di vita politica.
Il fatto era prevedibile, visto che a quanto appariva nessuna forza politica – tra quelle che sostengono, più o meno obtorto collo, questo Governo – aveva apertamente, pubblicamente (e magari anche polemicamente) sostenuto la necessità e l’obbligo giuridico di rinnovare gli organismi. Né aveva detto qualcosa in materia od aveva fatto capire che aria tirava l’attuale ministro degli Esteri, che si era presentato all’inizio come amico e sostenitore degli Italiani all’estero; né il suo sottosegretario con delega specifica, impegnato peraltro in un turbinoso andirivieni con l’India per cercare di liberare i nostri Marò prigionieri nelle carceri indiane: anch’essi, in effetti, Italiani all’estero degni di tutela.
Vi erano forse cose più importanti di cui occuparsi, per esempio intervenire pubblicamente con un documento firmato da un certo numero di consiglieri del Cgie compresi numerosi componenti dell’ufficio di presidenza sul caso Vattani, deplorando che il Console di Osaka fosse stato in gioventù un semplice iscritto alla stessa organizzazione di cui era segretario nazionale l’attuale presidente della Camera, che però – terza carica dello Stato! – è lasciato tranquillo al suo posto.
A prescindere dal ridicolo di questa presa di posizione, vorremmo sapere cosa ne penserebbero i firmatari di quel documento – che era, non dimentichiamolo, di sostegno al ministro ed all’amministrazione della Farnesina – se qualcuno promuovesse un’indagine interna al Ministero per scoprire chi sia stato in gioventù iscritto alla FGCI od a Lotta Continua (ce ne sono, ce ne sono!) per sospenderli dai loro incarichi.
Ma, a parte questa ridicola storia inquisitoria e discriminatoria, riteniamo anche che prendersela con i deputati eletti all’estero possa essere legittimo ed istintivo, ma non risolve il problema. Gli eletti all’estero hanno certamente la colpa di essere divisi tra loro, di non agire insieme almeno per le questioni inerenti il loro elettorato, di essere in molti casi assenti dai lavori parlamentari: ma il problema del rinnovo dei Comites non lo possono risolvere diciotto persone su circa mille, il problema andava posto all’interno dei rispettivi gruppi politici, presentando anche delle specifiche mozioni a termini di regolamento parlamentare.
Quindi, il problema è politico, e non solo amministrativo e finanziario. Ma il problema politico risale alla formazione stessa di questo Governo, imposto dal Presidente della Repubblica il quale sulla questione degli Italiani all’estero, non sappiamo se interpellato o meno, nulla dice al riguardo. E sì che egli parla tutti i giorni, di tutto e di più! Ma criticarlo può sembrare lesa maestà: d’altronde, il Palazzo è lo stesso, anche se ora non è più residenza monarchica…..
La verità è che alla presidenza del Cgie riusciva facile attaccare anche duramente il precedente governo Berlusconi ed in particolare il sottosegretario Mantica; era facilissimo polemizzare con i “tagli” al bilancio del Ministero attuati (come agli altri ministeri) dal ministro dell’economia Tremonti; riusciva facile denunciare una politica di abbandono degli Italiani all’estero che passa dalla chiusura dei consolati ai tagli alla stampa, dalle modalità di riscossione delle pensioni all’assenza di copertura sanitaria, dal rinvio delle elezioni al progetto di legge Micheloni-Tofani sulla riforma degli istituti di rappresentanza.
Dimessosi il governo Berlusconi, insidiatosi il governo Monti, è calata una cappa di silenzio su tutto: non era opportuno sollevare questi fastidiosi problemi ad un governo emanazione del presidente della Repubblica e, ancor di più, della Banca Centrale Europea. D’altra parte, che volete che importi ai banchieri italiani (presenti in gran numero al governo) ed internazionali la sorte delle nostre comunità? Eppure, un primo sintomo era apparso: la sospensione del sito internet del Cgie “momentaneamente non disponibile”, un “momentaneamente” che dura da cinque mesi.
Ora siamo dinanzi non solo al rinvio sine die delle elezioni, ma anche ad una sibillina frase contenuta nel comunicato del Governo laddove si fa riferimento al fatto che “il Ministero degli Esteri è impegnato a promuovere in tempi rapidi la riforma legislativa dei Comites e del Cgie”: cosa vuol dire, che il Ministro Terzi condivide la proposta di legge di riforma elaborata da Micheloni e Tofani e già votata dal Senato su cui nel Cgie ci furono roventi prese di posizione con numerosi ordini del giorno? Se così fosse, la sconfitta dell’attuale ufficio di presidenza del Cgie sarebbe totale: non solo non ci saranno le elezioni, ma quando ci saranno si faranno con una nuova legge di riforma che peraltro annulla di fatto il Cgie!
Cosa fare, ora? Poiché il rinvio delle elezioni è disposto con un decreto legge, da convertire entro due mesi, vi è tutto il tempo per non votarlo, farlo decadere ed annullare la decisione del Governo. Però devono impegnarsi su questo punto non solo i deputati eletti all’estero, ma anche i partiti che appoggiano il Governo. Occorre quindi una seria e non faziosa azione di persuasione nei confronti dei gruppi parlamentati che però non sappiamo come possa farlo l’ufficio di presidenza del Cgie, dopo i continui passati attacchi al Pdl che – lo si voglia o no – è ancora un sostegno fondamentale del Governo.
Vi sarebbe poi un’altra strada, la proposta alternativa indicata dal sottoscritto su ItaliaChiamaItalia che si potrebbe inserire con un emendamento al decreto legge: rinnovare i Comites, tutti, mediante la cooptazione dei propri componenti da parte dei Consoli su segnalazione delle varie associazioni presenti nelle circoscrizioni. In tal modo, si salva almeno il principio del rinnovo e della esistenza stessa dei Comites. Ma ci sarà qualcuno nel Cgie che abbia la capacità di assumere iniziative coraggiose, o si aspetta sempre l’ordine del partito di appartenenza?
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