Un "tradimento". Ha usato questa parola la presidente del Congresso indiano Sonia Gandhi per parlare della scelta del governo italiano di non far tornare nel Paese asiatico i due marò accusati dell’omicidio di due pescatori locali. Dichiarazione dura e forse un po’ inaspettata che gela ancora di più i rapporti tra l’Italia e l’India, rapporti già piuttosto tesi dopo la decisione di Roma di non far tornare in India Massimiliano La Torre e Salvatore Girone al termine del permesso speciale di quattro settimane concesso lo scorso 22 febbraio per permettere ai due fucilieri di andare in Italia e votare alle elezioni politiche. Sonia Gandhi prende così una posizione netta sulla vicenda, rispondendo indirettamente alle accuse dell’opposizione di aver agito segretamente a favore dei due marò. "La sfida del governo italiano sulla questione dei due militari e il tradimento dell’impegno dato alla Corte Suprema sono assolutamente inaccettabili", ha dichiarato ancora l’italo-indiana, perché "a nessun Paese può essere concesso, dovrebbe o sarà permesso di sottovalutare l’India". "La questione – ha aggiunto Gandhi – è in mano alla Corte Suprema e noi ci rimetteremo alle sue decisioni".
L’Italia, secondo l’esponente politica, deve impegnarsi a far rientrare in India i due militari: "Devono essere utilizzati tutti i mezzi – ha detto – per assicurare che l’impegno assunto dal governo italiano di fronte alla Corte suprema sia rispettato". Nel frattempo l’Ue torna sulla questione legata all’immunità diplomatica dell’ambasciatore in India Daniele Mancini il quale, secondo le ordinanze dei giudici, deve chiedere il permesso della Corte per lasciare il Paese fino a nuovi ordini. Secondo l’alto rappresentante per gli affari esteri Catherine Ashton, "ogni limitazione della libertà di movimento dell’ambasciatore d’Italia in India sarebbe contraria agli obblighi previsti dalla Convenzione di Vienna".
Discussione su questo articolo