Stanno cercando di far passare il problema sotto silenzio. Ma non ci stanno riuscendo. Gli echi della pasta si fanno ancora sentire in Quebec e se caso mai qualcuno se ne fosse dimenticato, ecco che ci hanno pensato due comici a far tornare la memoria. Un video su YouTube, molto divertente, creato da Rodeny Ramsey, dove Sebastien Bourgault e Derek Seguin, i protagonisti, interpretano i ruoli di due poliziotti molto severi, alla caccia dei contrabbandieri di parole, straniere. Arrivano a sirene spiegate perchè i malfattori non parlano francese e in tasca hanno, addirittura, un dizionario inglese. Ma la perquisizione porta alla scoperta anche, addirittura, di un muffin, il tipico dolcetto inglese e non importa se i due arrestati hanno anche della marijuana in tasca, quella non è nulla, è parlare in inglese che, nel Quebec (solo per il sarcastico video ovviamente) è contro la legge. Inglese o italiano o comunque qualunque lingua che non sia il francese.
Il video comico estremizza un problema che negli ultimi tempi si sta facendo sempre più grande nel Quebec dove il protezionismo, per la lingua ufficiale, il francese, sta assumendo proporzioni inimmaginabili. Tutta colpa di una legge, la ‘Loi 101’, che deve proteggere il francese dalle contaminazioni straniere. Sembra di essere tornati indietro nel tempo, leggi razziali o leggi sulla lingua, al fine poi non c’è questa grande differenza. Ma nel Quebec non si fanno sconti, c’è l’Office Quebecois de la langue français, e c’è anche la polizia che fa la guardia. E se qualcuno vede qualcosa di strano, può fare le proprie segnalazioni, certo anche anonime, e gli integerrimi funzionari intervengono, controllano, fanno le multe.
L’episodio più eclatante è successo in febbraio quando i solerti funzionari hanno fatto irruzione nel ristorante ‘Buonanotte’ (ma non si dovrebbe chiamare ‘Bonne Nuit’?) avvertiti che sul menu c’era qualcosa che andava contro la legge: infatti c’era la parola ‘pasta’, ma non solo anche antipasto e bottiglia. Un sacrilegio, un affronto, da contravvenzione. Immediata. E così è stato, perché secondo la legge non si può, violano il codice della lingua francese, perchè non c’è una immediata traduzione. Insomma se nel Quebec vuoi fare la pasta, si deve chiamare pate e l’antipasto è l’hors-d’oeuvre, oppure entrée? Nel dubbio meglio chiedere alla polizia, non si sai mai che ci siano altre regole nascoste nelle pieghe della ‘loi 101’, tanto temuta e in vigore ormai dal 1977, creata affinchè sia ‘parlata, scritta e compresa da tutti’, la lingua francese ovviamente. Ma se a scherzarci sopra sono in tanti, a cominciare dai comici contenti che ogni tanto arrivi qualcosa che agevoli il loro lavoro, c’è, e non si deve dimenticare, l’aspetto serio della questione. Le proteste, le polemiche, ma anche l’imbarazzo, che le gesta della polizia della lingua ha creato, hanno colpito non solo chi ha subìto il danno, come nel caso del ristorante ‘Buonanotte’, tra l’altro uno dei locali più in voga di Montreal, ma anche chi il francese lo parla, gli stessi abitanti del Quebec molti dei quali (ovviamente non ci riferiamo a chi fa le denunce…) non si capacitano di come, nel 2013, possa ancora essere legittima una legge del genere, così discriminatoria e in un Paese come il Canada.
Una testimonianza che vale la pena leggere attentamente è quella di George Menexis, opinionista del quotidiano ‘The Concordian’. "Come abitante di Montreal, di origini greche che parla fluentemente francese, inglese e greco, guardo al Quebec e agli incidenti avvenuti negli ultimi mesi e mi faccio una unica, semplice domanda: che diavolo sta succedendo?". Una domanda che sembra non avere risposta e che si addentra in un esame più profondo di una situazione che solo vivendo nel Quebec si può provare a comprendere. "Perché non abbracciamo il bilinguismo? – si chiede ancora Menexis – Sono un Quebecois amareggiato, che ne ha avuto abbastanza, non ce l’ho contro il francese o l’inglese, ma se sono costretto a ordinare un piatto di pasta in francese o a comprare un biglietto della metro in inglese, allora potrei andarmene… È tempo che le giovani generazioni pongano fine a tutto questo".
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