“Credo sia la prima volta che in tempi così celeri si arrivi ad un accordo Parlamento-Governo su un atto in materia di italianinel Mondo e servizi ad essi dedicati, segnale questo che sono maturi i tempi per avviare quelle riforme in stand-by da troppo tempo”. Lo dichiara in una nota Aldo Di Biagio, senatore di “Per l’Italia” eletto all’estero commentando l’ordine del giorno approvato dal Senato nel pomeriggio di ieri e che unifica i testi delle mozioni e dell’odg presentati in materia di riorganizzazione della rete consolare.
“Sono anni che cerchiamo un percorso di mediazione sulla riorganizzazione della rete diplomatico-consolare con i vari governi che si sono succeduti – spiega – ed il risultato di ieri è testimonianza di un reale ascolto del Governo che per la prima volta ha riconosciuto tra le priorità quella di adeguare la “cassetta degli attrezzi” alle ambizione del Paese, riconoscendo il ruolo indispensabile delle nostre strutture all’estero non solo come riferimento per le nostre comunità ma anche come proiezione del ruolo e delle potenzialità del paese nel mondo”.
“Tra gli impegni dell’ordine del giorno accolto ieri – continua – ricordo quello di presentare alle Commissioni un piano di riorientamento della rete diplomatico-consolare, in ottemperanza alle disposizioni della spending review sempre e comunque ad invarianza dei servizi e l’individuazione in tempi rapidi nelle sedi oggetto di chiusura, anche sulla base di un confronto con le istituzioni locali, di strumenti leggeri alternativi di presenza culturale e di erogazione dei servizi consolari, che sebbene non si qualifichi come un vero e proprio blocco delle chiusure, nei fatti ne rappresenta una revisione rispetto a quanto già sancito dai provvedimenti stessi. Ora attendiamo i provvedimenti attuativi del Governo in merito alle singole strutture consolari, che daranno seguito agli impegni assunti”.
“Il risultato di ieri rappresenta un piccolo passo in un percorso più vasto fatto di riforme e di conquiste come quella recente sull’Imu per alcune categorie di italiani residenti all’estero – conclude – segnale questo che qualcosa sta cambiando e che da Roma si comincia davvero a percepire il mondo dell’emigrazione e le strutture funzionali a questo come una ricchezza da proteggere e valorizzare per il futuro del paese”.
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