Roma – “Per polemizzare con una persona bisogna considerarla ed io, invece, non lo considero”. Il finiano eletto all’estero Aldo Di Biagio taglia corto sulla querelle dei giorni scorsi con Guglielmo Picchi, PdL. E sulla questione dei buchi di bilancio interni ai partiti, spiega perché gli ex An “sono le vittime”.
Onorevole Di Biagio, la commozione che ha accompagnato il saluto a Tremaglia cede, ora, il posto a un nuovo inizio per Futuro e Libertà nel mondo?
Fli è già presente nel mondo, con una comunità che si sente fortemente rappresentata dal partito. I nostri connazionali guardano a noi come a un punto di riferimento efficiente, dedicato a tutto quello che riguarda la realtà dell’emigrazione e del voto degli italiani all’estero. Ovviamente, per noi è essenziale salvaguardare gli impegni già presi mantenendo fede alla memoria del percorso intrapreso da Tremaglia.
È possibile una nuova stagione simile a quella che vide fiorire la rete dei Ctim?
Il mio auspicio – spiega Di Biagio a Italiachiamaitalia.it – è che il Ctim rimanga una grande realtà associativa, non politica, che curi gli interessi dei connazionali. Il Comitato tricolore è ancora una delle principali associazioni che si siano mai occupate di emigrazione, è nostro impegno mantenerla viva e preservarne l’autonomia.
A proposito di connazionali, lei e Picchi avete fatto pace? Di recente non sono mancate le polemiche.
Per polemizzare con una persona bisogna considerarla ed io, invece, non lo considero. Non ho polemizzato con nessuno, ma ho difeso il rispetto e la dignità dei due interlocutori che parlavano dall’Inghilterra. Forse qualcuno si è sentito toccato sul vivo vedendo che, in quel Paese, c’è qualcuno che si sta dando da fare.
È tempo di chiarezza sui conti dei partiti. Dopo la Margherita, tocca ad An?
I due casi sono molto diversi. Noi, ex rappresentanti di An, abbiamo scelto un percorso e siamo stati defraudati di ciò che, di diritto, ci apparteneva. Siamo le vittime di una situazione che, non a caso, abbiamo denunciato alla magistratura. Proprio nel fatto che abbiamo chiamato noi stessi i giudici, per riavere qualcosa che ci era stato tolto, emerge la differenza più evidente con il caso Lusi.
Questa differenza è sfuggita a Francesco Storace…
Storace non può essere considerato come un interlocutore nel dialogo su questa vicenda. Ha deciso di andarsene e di seguire la sua strada, prima ancora dello scioglimento di An e di tutto quello che è avvenuto dopo; non si capisce per quale motivo, ora, tenti di mettere bocca in questioni che non lo riguardano.
Quando ridurrete i troppi soldi di cui godono i partiti?
I partiti hanno troppo denaro a disposizione e, proprio per questo motivo, la prossima settimana Fli presenterà una proposta di legge per il dimezzamento dei fondi e per imporre l’obbligo di certificazione delle spese. Nel caso del patrimonio di Alleanza nazionale, però, voglio sottolineare che non si tratta solamente di soldi pubblici ma, soprattutto, di donazioni effettuate dagli iscritti che, credendo fortemente nelle nostre idee, lasciavano la propria eredità al partito.
Fli si è formata dopo le elezioni e non ha mai sostenuto, per motivi cronologici, alcuna campagna elettorale nazionale. Questo vuol dire che non avete ancora ricevuto finanziamenti pubblici?
No, infatti, non abbiamo ancora ricevuto alcun finanziamento né possiamo godere dell’apporto del patrimonio della fondazione, poiché ci è stato tolto anche quello. Sarà la magistratura a fare chiarezza, nel frattempo ognuno di noi si è autotassato con 50mila euro ai quali uniamo un contributo mensile.
L’infelice matrimonio con Forza Italia, che ha dato vita al Pdl, è naufragato anche per lo squilibrio tra la forza economica di Forza Italia e quella politica costruita da An sul territorio?
Non credo. Non so quali siano le attuali situazioni interne al Pdl ma, all’epoca, quel partito era una realtà alla quale non si poteva fare affidamento. C’erano logiche di banda e si ragionava solo in base all’inserimento all’interno di certi circuiti.
Un suo ex collega di An sembra trovarsi a suo agio nella carriera interna al Pdl e un po’ meno, invece, in quella da sindaco…
Non voglio entrare nel merito delle polemiche su Alemanno, ma mi interessa sottolineare la questione della riforma della protezione civile. Proprio la scorsa settimana c’è stata l’audizione con i ministri Passera e Cancellieri e, a mio parere, dobbiamo prendere atto che obiettivamente il ‘dopo Bertolaso’ è carente di alcuni aspetti normativi. Il mio auspicio è che il governo tenga conto delle necessarie modifiche alla riforma già approvata nel 2010.
Lo scandalo della gestione targata Bertolaso fece eco anche in America: il Time nei giorni scorsi ha dedicato la copertina a un altro italiano, noto per motivi molto differenti. C’è aria di cambiamento?
La differenza con chi l’ha preceduto sta nel fatto che Monti cerca di salvare il Paese attraverso una strategia europea . L’America vede che non c’è un interesse nazionale, ma uno spirito europeo, e gli States, ovviamente, nutrono un forte interesse affinché l’economia europea sia stabile e sicura.
Obama ha avuto parole di grande stima per l’operato del nostro premier. Dietro a questa accoglienza non si nasconde la necessità di imbonire i tanti italoamericani, in vista delle elezioni?
Non credo, il pensiero di Obama è molto più amplio e non si limita a dietrologie di questo tipo.
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