Sono appena tornato dal Brasile, dove ho trascorso qualche settimana, come faccio più volte l’anno, un po’ per lavoro e un po’ per piacere. Dal Sud America, ovviamente, tengo d’occhio la situazione italiana, informandomi attraverso internet soprattutto, l’unico mezzo che consente davvero un flusso di informazione puntuale e continuo, in particolare per chi sta oltre confine, per brevi o lunghi periodi. Ebbene, ho lasciato il BelPaese poco dopo le elezioni e oggi lo ritrovo peggio di prima, con una situazione politica allarmante, che fa paura a noi italiani e al mondo che ci osserva.
Per quanto mi riguarda, l’unico lato positivo del risultato elettorale è stato la cacciata (democratica) di Gianfranco Fini e Antonio Di Pietro dal Parlamento. Per il resto, si salvi chi può. Parliamoci chiaro: l’Italia e’ un Paese alla frutta. Difficile vedere una luce in fondo al tunnel e non invidiamo affatto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha fra le mani una patata bollente, visto che è chiaro ormai che Pier Luigi Bersani, presidente del Consiglio incaricato, avrà molte difficoltà a formare un governo. Cosa succederà? L’inquilino del Quirinale, quello attuale, non può sciogliere le Camere, non ne ha la facoltà: bisognerà attendere che venga eletto un nuovo capo di Stato. Chi sarà? Anche su questo si gioca la partita politica fra centrodestra e centrosinistra. Una partita il cui risultato durerà per sette anni, e che quindi dovrà essere giocata con intelligenza da entrambe le parti.
Intanto Bersani si arrampica sugli specchi con una caparbietà, rispetto all’intesa coi grillini, che suscita stupore e sgomento. Prende tempo. Si esercita in consultazioni infinite. Che lo stesso leader del Pd abbia capito che il ritorno alle urne è ormai inevitabile e quindi sia già in campagna elettorale? Di certo è in campagna elettorale Silvio Berlusconi, con il suo Popolo della Libertà più vivo e più tosto che mai, con Angelino Alfano che sembra avere ritrovato la giusta carica e con la base del centrodestra pronta al riscatto. Il Cavaliere già pregusta una vittoria.
Povero Pier Luigi. Non ce la farà ad occupare Palazzo Chigi. Il sogno resterà nel cassetto. Avrebbe dovuto scegliere l’unica via possibile: un governo di larghe intese con il Popolo della Libertà e con la Scelta Civica di Mario Monti, per far fronte almeno alle questioni più urgenti. Ma il suo antiberlusconismo viscerale e la sua voglia di fare l’uomo solo al comando gli hanno tolto ogni capacità di ragionamento concreto. E’ un peccato davvero, un’occasione di pacificazione perduta. Dunque alla fine dei conti è assai probabile che l’Italia sia costretta a tornare al voto, in un momento complicatissimo per il nostro Paese. Sinceramente, se chiedete a me, vedo solo un caos totale, pura follia.
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