In quanto tali, le illusioni durano poco. Talvolta lo spazio di un mattino, per dirla alla francese. Pensavamo, ci eravamo appunto illusi, che l’inverno, mai così gelido come quest’anno, pur nella sua brevità, fosse finito. Via piumoni e cappotti, al diavolo giacconi e trapunte, nei giorni scorsi ci siamo esposti al sole e al bel tempo di una primavera che s’annunciava precoce. Ci siamo alleggeriti dei panni pesanti, sorridendo con convinzione a febbraio che se andava e all’ingresso di marzo, portatori di temperature insolitamente alte in questo periodo dell’anno. Invece no, ci risiamo con sbalzi pazzeschi, poderosi, che danno da pensare.
Prendiamo Cuneo come esempio, +27 nei giorni scorsi venendo da -21 tra gennaio e febbraio. Temperature pazze, follie del tempo diventato ormai incontrollabile: 49 gradi di differenza in meno di due settimane, un’impennata che impone serie riflessioni, non solo il senso di un enorme disagio fisico e mentale.
Abbiamo fatto gli sberleffi al freddo, prendendolo per i fondelli. Ironia italiana e punto. E il freddo ha consumato con immediatezza la sua vendetta, ben ci sta. Come se avesse detto, adesso vi sistemo io, sfottitori da strapazzo. In Italia torna oggi l’inverno e ritornano freddo e gelo. Quanto durerà? Almeno fino al week-end. Questione quindi di giorni, direte, che volete che sia? Invece è dura: al Nord del Paese il termometro andrà giù di brutto, le temperature precipitano già da oggi e precipiteranno anche di 15 gradi. L’Italia si riconsegna alla morsa del freddo.
Neve in Piemonte e Lombardia, sulle Alpi e sugli Appennini appena oltre 500 metri. Tiriamo fuori i cappotti dagli armadi, attrezziamoci. L’aria gelida da Islanda e Scandinavia è in arrivo da oggi. Una perturbazione di quelle toste, tipo le altre che hanno tenuto l’Italia in frigidare a febbraio, per due settimane. Temperature in calo al centro, meno 6 o 7 gradi; l’inverno si riprende anche il Sud, meno 4-6 gradi. Allertata la protezione civile, saranno due giorni terribili, oggi e domani. Prepariamoci, non facciamoci sorprendere.
Neve al Nord; la bora a Trieste; tramontana in Liguria; violento maestrale in Sardegna, fino a 80 chilometri l’ora. Peggioramenti sono annunciati nel fine settimana in Calabria e Sicilia. La perturbazione avanza inesorabile, e non scherza, proprio no, quando proviene da zone che il caldo lo sentono per non più di un mese l’anno.
L’Islanda è il paese del vento, andate a visitarla e vi farete un’idea precisa. La vegetazione ne è la fotografia. Se poi ci si mette pure la Scandinavia, siamo freschi. Pardon, siamo freschissimi, dovendo fare i conti col freddo di ritorno. Controtempo e fuori stagione, visto che il calendario segnala l’imminente ingresso della primavera. Come se l’inverno avesse deciso di tirare il colpo di coda.
Preoccupa il nuovo freddo in arrivo, ma la pioggia inquieta molto di più. Dal freddo ci si difende, laddove è dura fare i conti con il deficit pluviometrico annunciato. Le previsioni non promettono nulla di buono: rischiamo di diventare il paese della grande sete. Ma davvero? Ebbene sì: le quantità di pioggia annunciate nei prossimi giorni non riusciranno mai a colmare il deficit pluviometrico. In parole povere, sull’Italia piove poco, 100 millimetri di pioggia in quattro mesi nel Nord Ovest. Si prevedono piogge scarse al Nord anche nei giorni del nuovo grande freddo di ritorno. I dati sono preoccupanti in previsione della prossima estate. L’Italia potrebbe riscoprire il disagio della siccità. Un evento probabilmente inevitabile secondo gli studi di tecnici ed esperti di alcune regioni italiane. La Toscana si sta già scervellando su come fare.
In Italia torna il freddo, definito con colorita espressione "boia" ai primi di febbraio, ma non cadrà la pioggia con la costanza che sarebbe necessaria per spingere in un canto il problema. Gli acquazzoni sotto forma di bufera portano alluvioni, non vantaggi. Sono previsti in serie nei prossimi giorni, in Sardegna e lungo le coste tirreniche centro-meridionali.
Avremmo bisogno d’altro, piogge continue, costanti, consistenti, durature, non di acquazzoni biblici. Siamo in Italia, ma qualche volta sembra di stare ai Tropici o in Siberia.
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