12.877 suicidi in tre anni (2.812 donne e 10.065 uomini), dove in 737 casi è certificata la presenza di malattie fisiche rilevanti. Queste le evidenze emerse dal nuovo studio Istat sul rapporto tra malattia e suicidio, costruita su dati provenienti da un’indagine condotta sui decessi e le cause di morte. L’evidenza principale è rappresentata dal fatto che in una parte rilevante di casi di suicidio, una condizione fisica compromessa potrebbe aver influenzato la scelta di togliersi la vita.
Lo studio prende in esame tutti i casi di suicidio nel triennio 2011-2013. Per ciascun certificato di morte sono state individuate le entità morbose che forniscono indicazione della presenza di una malattia importante (fisica o mentale). Le modalità più frequenti sono i casi di auto-avvelenamento, di utilizzo di armi da fuoco o di oggetti appuntiti.
“I suicidi in Italia sono più di due al giorno, uno ogni 12 ore: lo stesso numero delle troppe “morti bianche” che si verificano fra i lavoratori dei cantieri edili e delle fabbriche” – affermano, commentando i nuovi dati dell’Istat, i congiunti di Mario Monicelli (Chiara Rapaccini), di Lucio Magri (Luciana Castellina), di Carlo Lizzani (il figlio Francesco) e di Michele – il fratello di Carlo Troilo, dirigente dell’Associazione Luca Coscioni – anche lui suicida per un male incurabile. “Per molti di questi malati, se in Italia fosse legale il ricorso all’eutanasia, sarebbe possibile evitare una fine così “indegna” e ottenere invece una morte degna, accanto alle persone care. O almeno non essere costretti, come Dj Fabo, a recarsi in Svizzera per morire serenamente”.
Nel marzo del 2014 i firmatari della dichiarazione avevano ricevuto, in risposta a una loro sollecitazione al Capo dello Stato, una lettera aperta in cui il Presidente Napolitano sollecitava il Parlamento ad un “sereno e approfondito confronto di idee” sulle scelte di fine vita.
“Ora che la legge sul testamento biologico sta per arrivare in Aula alla Camera – concludono i firmatari della dichiarazione – segnaliamo questi dati ai deputati che con migliaia di emendamenti hanno bloccato per un intero anno una proposta di legge che finalmente introduce nel nostro ordinamento un istituto di cui solo l’Irlanda e l’Italia non si sono dotati. Un tema molto meno “sensibile e divisivo” rispetto all’eutanasia, ma al tempo stesso delle norme equilibrate che potrebbero almeno evitare a tanti malati gravissimi o terminali sofferenze prolungate e inutili. Specie se includessero la sedazione profonda continua, che in Francia ha risolto felicemente il contrasto fra chi voleva legalizzare l’eutanasia e chi vi si opponeva. E potrebbero ridurre il numero dei malati costretti a cercare nel suicidio ‘l’uscita di sicurezza’”.
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