E’ durata circa due mesi la permanenza di Kadima nella coalizione di governo presieduta in Israele da Benyamin Netanyhau, che salvo colpi di scena conserva peró la maggioranza parlamentare. A decretarne la fine oggi e’ stata la vessata proposta di riforma della legge sulla leva militare che attualmente esclude gli ebrei ultraortodossi e gran parte della minoranza araba. Una riforma sospinta nelle passate settimane da forti manifestazioni di piazza con lo slogan: ‘una legge eguale per tutti’.
Votata oggi da una maggioranza di 24 deputati del partito – che un tempo fu di Ariel Sharon, di Ehud Olmert e di Tzipi Livni – la decisione non sembra pero’ mettere in discussione al momento il governo di di Netanyhau che continua ad avere una maggioranza parlamentare di almeno 66 deputati su 120. Certo – fanno notare alcuni commentatori – la vicenda non potra’ passare senza alcuna ripercussione. Visto che ad esempio il ministro degli affari esteri Avigdor Liebermann, capo di ‘Israel Beitenu’, partito laico di destra e al governo, la legge di riforma la vuole in pieno, in opposizione ai partiti religiosi.
Parlando alla riunione – piuttosto agitata – del suo partito, il leader di Kadima Shaul Mofaz, prima del voto finale, ha preannunciato la mancanza di scelte alternative se non ‘quella di decidere di lasciare il governo’. "Non e’ stato facile entrare nella coalizione’, ha ammesso Mofaz ed ha ammonito che ‘ogni concessione’ avrebbe danneggiato ‘l’immagine stessa di Kadima’.
Che non tirasse una buona aria tra il Likud e Kadima si era capito – nonostante le rassicurazioni di ieri del premier – dal sostanziale fallimento dei lavori del Comitato per le proposte di riforma della legge attuale e che era composto per il primo partito dal vicepremier Moshe Yaalon e per il secondo da Johanan Plesner. Un Comitato, voluto dai due schieramenti proprio per trovare una soluzione, entro il 31 luglio data in cui il provvedimento, detto Tal, scade. La proposta messa in campo dal Likud, con una serie di concessioni agli ultra-ortodossi, è stata respinta da Mofaz che si e’ richiamato proprio alle indicazioni sostenute nella prima Commissione presieduta dallo stesso Plesner con lo scopo di rivedere una legge ritenuta incostituzionale dalla Corte Suprema.
‘Netanyahu – ha aggiunto in serata Mofaz – ha scelto gli interessi di una minoranza (gli ortodossi, ndr) rispetto agli interessi dello Stato d’Israele’. Nella lettera di dimissioni inviata al premier ha quindi sottolineato: ‘Abbiamo compreso che non hai intenzione di realizzare i principi di giustizia naturale, di giustizia nella spartizione dei doveri, di giustizia di fronte alla legge…’. Netanyahu – che ha espresso rammarico per la decisione di Mofaz – ha invece ribadito che si era vicini ad una intesa, ma – ha spiegato -‘io volevo procedere in maniera graduale e responsabile’. In una prima reazione, la leader del partito laburista Shelly Yehimovic ha lanciato a Mofaz un appello per rilanciare in parlamento la iniziativa per uno scioglimento della legislatura e per l’organizzazione di elezioni anticipate, possibilmente ai primi mesi del 2013. A questa iniziativa si e’ subito associato Yair Lapid, leader di una nuova formazione centrista e laica che si presenterebbe al voto per la prima volta.
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