Intervistato a Mix24 di Giovanni Minoli su Radio 24, l’ex ministro della Difesa Arturo Parisi risponde così alla domanda se siamo o no in guerra: “Si deve dire che siamo dentro una guerra, per essere in guerra dobbiamo avere almeno una condivisione sul nemico e sulla modalità di affrontarlo”. Ecco, chiede Minoli, ma il presidente del Consiglio Renzi però non vuole dirlo, è comprensibile? “Purtroppo è comprensibile, perché appunto questa è la cultura che segna il Paese, l’esorcismo, sostanzialmente il rifiuto di riconoscere il fuoco e il sangue che ci circonda e che ci attraversa”. Quindi è un errore secondo lei non dirlo?, insiste Minoli: “Assolutamente, detto questo non è che si tratta di introdurre, così all’improvviso la categoria guerra dentro al discorso politico, bisogna spiegare e aiutare i cittadini ad acquisire e condividere quella consapevolezza che ci manca. Da questo punto di vista penso al dibattito che oggi attende il Regno Unito, che è un altro Paese…”. Dibattito che da noi non c’è, sottolinea il conduttore: "No", conferma l’ex ministro della Difesa.
E quindi come possiamo definire la nostra partecipazione a questa vicenda? “Ah indiscutibilmente è la partecipazione a una guerra, è questo il problema, già il primo punto è riconoscere la situazione in cui siamo”. Che cosa deve fare Renzi adesso secondo lei? “Beh, innanzitutto, il primo passo è quello di condividere una consapevolezza che al momento non è sufficientemente comune, questa consapevolezza è che noi in questa guerra nella quale siamo, ci siamo e ci siamo alla grande. Questo qua mi sono permesso di sottolinearlo, in qualche modo è una cosa banale, sono stato tra i primi. Basta che uno elenca i contingenti e la consistenza dei nostri interventi, appena ieri abbiamo rinnovato per il 2016 il nostro impegno in Afghanistan per 900 uomini”.
Però Renzi ha ragione quando dice se deve finire come è finita per Gheddafi è molto meglio sapere prima cosa si farà. “Ragione sacrosanta da questo punto di vista. Non è che noi aspettiamo questa risposta dagli altri, noi questa risposta la dobbiamo cercare assieme, e quindi il secondo passaggio è la partecipazione. Da questo punto di vista noi dobbiamo prendere consapevolezza del fatto che ci siamo già per richiedere, imporre una nostra presenza all’individuazione e alla ricerca della risposta”.
Giovanni Minoli domanda all’ex ministro della Difesa Arturo Parisi se Obama, Cameron e gli altri leader europei non vogliono mettere gli scarponi dei soldati sul terreno di battaglia, è pensabile che l’Iran che invece li mette e gli altri paesi arabi mandino i loro soldati gratis a morire per l’Occidente? “Ah questo lo escludiamo del tutto, se dovessero accettare la prospettiva di morire lo faranno per i loro interessi e, per alcuni versi, per i loro ideali ma certamente non per i nostri quindi è bene che ognuno si faccia tutti i suoi conti”.
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