Le forze irachene addestrate dagli Usa stanno stringendo il cerchio attorno alla citta’ di Ramadi, in vista dell’offensiva che dovrebbe strapparla all’Isis che ne ha preso il controllo a maggio. Ostentano determinazione, e secondo il Pentagono stanno guadagnando terreno, ma l’assalto a Ramadi sara’ certamente anche un atteso test, per verificare la loro "volonta’ di combattere", che tempo fa era stata messa in dubbio dal segretario alla difesa Usa, Ash Carter. E non a caso, proprio ieri Carter ha compiuto una visita a sorpresa in Iraq, una sorta di ispezione, in cui ha incontrato il premier Haider al Abadi, il ministro della difesa, Khaled al Obeidi e diversi leader sunniti della provincia di al Anbar, di cui Ramadi e’ la capitale.
Secondo alcune fonti, i soldati addestrati ed equipaggiati dagli Usa e schierati negli ultimi giorni attorno a Ramadi sono circa 3.000. Si tratta di forze che finora sono state impiegate solo in operazioni di difesa, e che per la prima volta passeranno invece all’offensiva. Mercoledi’ sono avanzati per sette chilometri, "stiamo gia’ vedendo progressi", ha detto al Washington Post un portavoce del Pentagono, il colonnello Steve Warren.
Per l’offensiva finale a Ramadi, che dovrebbe scattare tra qualche settimana, avranno il sostegno delle forze aeree della coalizione internazionale guidata dagli Usa e avranno accanto altri duemila soldati iracheni e circa 500 membri delle tribu’ sunnite locali. E proprio per non infiammare gli animi tra la popolazione sunnita, all’attacco non parteciperanno invece le milizie sciite, che sono ora impiegate contro i jihadisti che controllano la vicina citta’ di Falluja. Secondo le stime degli strateghi militari iracheni e americani impegnati nell’elaborazione dei piani d’attacco, Ramadi e’ presidiata da circa 2.000 jihadisti, che da settimane si stanno preparando a respingere l’assalto delle forze irachene scavando tra l’altro trincee e facendo evacuare interi edifici che poi imbottiscono di esplosivo da far esplodere a seconda delle esigenze tattiche nel corso della battaglia. Sino allo scorso aprile, prima che venisse conquistata dall’Isis, Ramadi, che dista meno di 100 chilometri da Baghdad, non aveva un grande valore strategico per il Pentagono.
Il generale Martin Dempsey, capo di stato maggiore interforze Usa, aveva allora affermato che si tratta di "una citta’ che non e’ in alcun modo simbolica". Ma le cose sono cambiate, e se l’offensiva per riconquistarla avra’ successo, le forze irachene potranno poi dedicarsi alla riconquista di Mosul, nel Nord dell’Iraq, seconda citta’ del paese, caduta sotto il giogo dell’Isis da ormai oltre un anno e che secondo i piani doveva essere invece riconquistata gia’ la scorsa primavera.
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