Vendetta, punizione, sgozzamento, bottiglie di sangue, determinazione: sono queste alcune delle parole che si odono nell’inno all’orrore che ha accompagnato almeno gli ultimi due video in cui l’Isis ha decapitato una decina di collaborazionisti nel Sinai e i 21 copti in Libia. Il canto che si sente sulle scene e’ senza musica e si e’ udito anche dalle frequenze di una radio di cui lo Stato islamico si e’ impossessato a Sirte, sempre in Libia.
"E’ il tempo della vendetta", intona la voce giovanile con un sottile effetto-eco che la fa sembrare corale. "Ci vendicheremo anche dopo tanto tempo", dice ancora in arabo, quasi coperta da gemiti delle vittime. "Verremo da voi per lo sgozzamento, la morte, la paura e il silenzio", e’ un’altra frase del canto che ha in sottofondo anche un effetto sonoro simile al taglio di un coltello affilato su una superficie: ma le immagini che si vedono nel video non sono finzione.
"Avrete il senso della perdita. Abbiamo riempito bottiglie di sangue rosso dai colli che abbiamo tagliato", e’ una strofa che precede quella in cui si proclama: "Siamo pieni di determinazione e di serietà".
Le parole sono chiaramente estranee al Corano e l’universita’ di Al Azhar, uno dei principali centri d’insegnamento religioso dell’Islam sunnita, ha emesso un decreto che proibisce ai musulmani di guardare e diffondere il video della decapitazione dei 21 cristiani egiziani diffuso domenica sera. Ma l’averlo sentito anche sulle frequenze della radio a Sirte e in un altro video, mentre si staccavano le teste di almeno otto egiziani nella penisola del Sinai, lascia presumere che lo Stato islamico, impegnato a seguire una complessa strategia mediatica, voglia fare di questo canto un inno: un modo per suscitare paura acusticamente anche quando gli schermi sono spenti. Ma almeno in Egitto probabilmente non sara’ possibile accedere ai siti che diffondono i video dell’Isis: proprio nelle ultime ore fonti ufficiali hanno annunciato l’imminente formazione di un comitato governativo per studiare le modifiche normative che consentano di oscurare i siti internet legati al "terrorismo".
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