Dunque, Matteo Renzi ci è riuscito. O almeno ha annunciato di esserci riuscito. La differenza, in un mondo ormai determinato più dalle aspettative create dai bravi comunicatori che dalle reali corrispondenze con la realtà, pare non essere più percepita e pesata a dovere.
Nel corso di una conferenza stampa assai confusionaria, meno brillante di quella delle slide e del pesciolino rosso, il premier ha spiegato agli italiani dove andrà a prendere i quattrini per garantire gli 80 euro in più in busta paga.
Le speranze non sono state deluse, ma restano le preoccupazioni sulle coperture. Molte della quali, è bene sottolinearlo, sono poco chiare, non strutturali e assolutamente in divenire.
Un esempio per tutti, la Spending Review è più un auspicio, un desiderio, una volontà, piuttosto che una misura ben determinata dove le voci di taglio sono chiare e decise. Insomma, nella retorica renziana i punti di forza sono stati la ‘redistribuzione’ e il ‘fare pagare chi ha troppo avuto’. Tra questi le banche.
Tuttavia, in un momento nel quale l’accesso al credito per le famiglie e le piccole e medie imprese è assai complicato, l’auspicio è che l’aggravio fiscale sulle banche, che la Cgia di Mestre stima il 5,9 miliardi di euro, non complichi ulteriormente una situazione per certi versi drammatica. Il prezzo che Renzi rischia di far pagare a tutti gli italiani, per garantire il beneficio di 80 euro in più ai lavoratori dipendenti, è assai pesante.
Non vi è dubbio, infatti, che le banche renderanno più gravoso e oneroso l’accesso al credito, bloccando, così, sul nascere ogni possibilità di ripresa. Non proprio l’effetto desiderato e auspicato da Renzi e dai suoi consiglieri economici. Un governante lungimirante dovrebbe porre attenzione anche, se non soprattutto, alle conseguenze inintenzionali delle proprie azioni intenzionali.
Discussione su questo articolo