Coerente fino in fondo. Sulla questione che riguarda i 300 euro di diritti consolari che dovranno pagare i discendenti degli emigrati italiani per poter fare domanda di cittadinanza, il MAIE si è detto contrario fin da subito. Diverse le voce del Movimento Associativo Italiani all’Estero che si sono fatte sentire: fra gli altri, il MAIE Europa, coordinato di Gian Luigi Ferretti, Mariano Gazzola, responsabile del MAIE in Argentina, Gerardo Pinto, Coordinatore del MAIE a Lomas de Zamora, Luis Molossi, del MAIE in Brasile.
Il MAIE, in maniera compatta, e con costanza, ha continuato a urlare il suo NO a una “tassa” che considera “ingiusta e assurda”.
Oggi l’Aula della Camera ha votato la fiducia al decreto Irpef (LEGGI LE PRINCIPALI MISURE CONTENUE NEL DECRETO) contenente la norma sulla cittadinanza. E il MAIE ha votato contro. Coerenza, appunto.
A Montecitorio, durante le dichiarazioni di voti, è intervenuto in rappresentanza del MAIE l’On. Mario Borghese. Qui di seguito, pubblichiamo il suo intervento.
INTERVENTO BORGHESE (MAIE)
Signor Presidente,
oggi siamo chiamati a esprimere la nostra posizione sul decreto-legge IRPEF, sul quale abbiamo comunque molte perplessità, così come le abbiamo sull’azione complessiva del Governo.
Il Premier Renzi dovrebbe essere il Presidente del Consiglio di tutti gli italiani, ma l’azione governativa, fin dall’inizio del suo mandato, sembra aver messo in secondo piano una consistente parte degli italiani, quelli residenti all’estero, quelli che noi del MAIE specificamente rappresentiamo in questo Parlamento.
Vorrei chiedere al Presidente del Consiglio: chi sono per lei gli italiani residenti all’estero? Cosa rappresentano i 4 milioni di elettori che, tra l’altro, in buona parte sono elettori del suo partito?
Gli italiani all’estero stanno ancora aspettando che questo Governo cambi verso alla politica, a una comunità che esiste e promuove l’Italia e il made in Italy senza ricevere nulla in cambio. Una comunità che in alcuni casi deve pagare un’IMU più alta dei connazionali residenti in Italia, perché la casa che un italiano possiede in Italia viene considerata seconda casa. Una comunità che perde le sue sedi diplomatiche e gli istituti italiani di cultura a causa di una spending review ottusa.
Noi del MAIE lo abbiamo denunciato molte volte, abbiamo protestato al fianco dei nostri connazionali contro le chiusure delle sedi diplomatiche in Uruguay, in Svizzera, a Santo Domingo, e abbiamo presentato delle interrogazioni. Ma cosa abbiamo ottenuto? Niente!
Anzi, mi correggo: noi italiani all’estero abbiamo ottenuto questo decreto, in cui è stato inserito un emendamento che è una vergogna per un Paese come l’Italia, in cui la legge stabilisce che si è cittadini per nascita.
Con questo decreto, il Governo sta modificando di fatto la legge sulla cittadinanza sulla base del reddito dei cittadini che la richiedono. Da domani infatti chi chiederà il riconoscimento della cittadinanza ius sanguinis dovrà pagare una tassa di 300 euro.
Forse sarà un problema minore per questo Governo, ma di certo non lo è per migliaia di discendenti di italiani emigrati che, da anni, fanno la fila davanti ai consolati per vedersi riconosciuto un sacrosanto diritto.
Come si fa a chiedere 300 euro agli italiani residenti all’estero, che magari vivono in un Paese dove quella cifra corrisponde ad un intero stipendio? E come farà una famiglia di due o tre persone che devono richiedere la cittadinanza? Oggi noi del MAIE votiamo contro questo Governo che vende la cittadinanza italiana solo a chi se la può pagare”.
GIGLIO (PI), PAGHINO I CITTADINI EXTRACOMUNITARI! Poco dopo, è stata la volta dell’On. Gian Luigi Gigli (Per L’Italia) che, nella sua dichiarazione di voto, richiamandosi all’intervento del collega del Movimento Associativo Italiani all’Estero, ha ribadito: “E’ stata gia’ lamentata dal collega Borghese la tassazione per i cittadini all’estero che intendono ottenere la cittadinanza italiana. Riteniamo ed auspichiamo che in futuro sara’ possibile rivedere questo provvedimento, pensando caso mai a caricare il gettito di danaro che si rende disponibile piuttosto sui visti dei cittadini extracomunitari che si recano in Italia per motivi di studio o affari. Noi stessi paghiamo senza batter ciglio quando ci rechiamo in America o in altri paesi, non vedo perche’ non sarebbe possibile chiedere altrettanto ai cittadini di questi stati e non gravare invece sui nostri connazionali”.
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