Poco piu’ di 20 milioni di iracheni sono chiamati alle urne mercoledi’ per le elezioni legislative, le prime dalla partenza delle ultime truppe americane, nel dicembre del 2011. Ma di questi, 750.000 residenti all’estero hanno cominciato a votare ieri in 19 Paesi. Un altro milione di elettori puo’ votare nella sola giornata di oggi: circa 800.000 sono membri della polizia e dell’esercito, gli altri sono i detenuti, le guardie carcerarie e i malati ricoverati negli ospedali.
I seggi da assegnare in Parlamento sono 328. I candidati sono 9.011, di cui 2.602 donne, un record di presenza femminile.
I candidati sono suddivisi in una miriade di formazioni e alleanze. Una situazione che con ogni probabilita’ richiedera’ diversi giorni per avere i risultati definitivi e lunghe trattative per formare un governo. Dopo le precedenti consultazioni, nel 2010, furono necessari otto mesi per arrivare all’insediamento dell’esecutivo sotto la guida del premier sciita Nuri al Maliki. Maliki, primo ministro dal 2006, appare favorito per ottenere un terzo mandato. Ma il suo partito dello Stato di Diritto, ha temibili rivali in altre due formazioni sciite: il blocco dei sadristi seguaci del leader radicale Muqtada al Sadr – che personalmente ha annunciato il suo ritiro dall’attivita’ politica – e il Muwaten, la formazione che fa capo al Consiglio islamico, guidato Ammar al Hakim.
Tra i sunniti appare favorito il partito Muttahedun, del presidente del Parlamento Osama al Nujaify, che ha un pericoloso rivale nella lista Arabiya del vice premier Salih al Mutlaq. L’ex primo ministro sunnita Iyyad Allawi ha preso le distanze da tutti i gruppi di ispirazione religiosa della sua confessione per presentarsi alla guida del Blocco Nazionalista, formato in gran parte da esponenti laici e attiviste donne. I curdi mantengono la loro alleanza strategica tra l’Unione patriottica del Kurdistan e il Partito democratico del Kurdistan.
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