Il religioso moderato Hassan Rohani, sostenuto dai riformisti, e’ nettamente in testa nello spoglio delle elezioni iraniane svoltesi ieri per scegliere il successore del presidente Mahmud Ahamdinejad. Quando sono stati scrutinati piu’ di un terzo dei voti, Rohani e’ sulla soglia del 50% che bisogna superare per evitare un ballottaggio venerdi’ prossimo. L’affermazione di Rohani, se verra’ confermata dai risultati finali annunciati per oggi, e’ stata favorita dalle divisioni nel fronte conservatore, quello piu’ vicino alla guida suprema Ali Khamenei, che si e’ presentato con quattro candidati. Il piu’ votato per ora risulta il popolare sindaco di Teheran, Mohammad Baqer Qalibaf, che sta ottenendo il 15% dei voti a fronte del 50% che viene attribuito a Rohani, quando sono stati scrutinati il 36,4% dei seggi. Il negoziatore per il nucleare Said Jalili (12%) ed il consigliere diplomatico della Guida, Ali Akbar Velayati (6%), hanno ottenuto meno dell’indipendente Mohsen Rezai (13%).
Anche se vicino all’ex-presidente Hashemi Rafsanjani, il giureconsulto islamico Rohani e’ diventato espressione anche del movimento riformista che era stato emarginato in seguito alla repressione dei moti di protesta del 2009 contro la rielezione di Ahmadinejad sospettata di brogli. Un segnale di accettazione della scelta popolare sono apparse parole pronunciate ieri da Khamenei e rilanciate oggi su Twitter – censurato in Iran-: ‘Un voto per chiunque di questi candidati e’ un voto per la repubblica islamica e un voto di fiducia nel sistema e nel meccanismo elettorale’. Anche se inferiore a quella delle combattutissime elezioni del 2009, l’affluenza quest’anno sarebbe stata dell’80% secondo indiscrezioni di una tv.
Sebbene tutte le scelte strategiche piu’ importanti spettino a Khamenei, l’elezione del presidente in Iran e’ rilevante per la comunita’ internazionale dato che il presidente, oltre a doversi occupare di un’economia sotto pressione inflattiva e occupazionale anche a causa delle sanzioni internazionali, ha una relativa voce in capitolo nella gestione del negoziato sul programma nucleare di Teheran, sospettato di finalita’ militari.
E Rohani e’ ricordato per essere stato il negoziatore che nel 2003 concordo’ con Francia, Gran Bretagna e Germania una moratoria dell’arricchimento dell’uranio, l’aspetto piu’ pericoloso del programma nucleare iraniano, ottenendo un certo allentamento della pressione internazionale. L’arricchimento fu poi ripreso nel 2005 sotto Ahmadinejad.
Discussione su questo articolo