Dopo molti alti e bassi, il premier israeliano Benyamin Netanyahu si prepara al suo nono incontro col presidente statunitense Barack Obama: essendo centrato sulla minaccia nucleare iraniana esso rischia di rivelarsi, secondo la stampa israeliana, il piu’ critico per il futuro stesso dello Stato ebraico.
La questione cardinale e’ quanto resti nella clessidra per far si’ che le pressioni diplomatiche ed economiche internazionali esercitate sull’Iran costringano i suoi dirigenti a rinunciare al completamento dei progetti nucleari. La sensazione degli Stati Uniti e’ che l’obiettivo possa effettivamente essere raggiunto entro quest’anno. Netanyahu sospetta pero’ che questa fiducia sia influenzata da considerazioni di politica interna: ossia dalla necessita’ per Obama di arrivare alle elezioni di novembre senza l’ apertura di una nuova crisi internazionale.
Anche le analisi ottimistiche espresse da Obama sul successo conseguito finora dalle sanzioni internazionali sono accolte con scetticismo in Israele. ‘Se qualcuno ha l’impressione che la crisi economica in Iran abbia rallentato le sue attivita’ nucleari, si sbaglia’ ha commentato oggi il ministro Ghilad Erdan, un membro del Likud vicino al premier. Il tempo stringe molto, rincarano i consiglieri di Netanyahu, anche perche’ l’Iran sta gia’ passando in installazioni sotterranee una parte delle proprie attivita’ nucleari. Secondo Israele restano sei mesi: dopo di che Teheran beneficera’ di una sorta di ‘impunita’ ‘ che le consentira’ di decidere poi se passare alla produzione di un primo ordigno nucleare. Israele e’ certo che questo sia effettivamente l’obiettivo dei leader iraniani; una decisione definitiva in merito – sostiene – dipende solo da considerazioni tattiche. Guardandosi attorno, gli strateghi di Netanyahu vedono una Siria in crisi profonda. Vedono gli Hezbollah libanesi costretti con l’Iran a puntellare il regime di Bashar Assad e i palestinesi di Hamas impegnati a prendere le distanze dall’Iran.
Se attacco all’Iran deve essere quest’anno – sostengono questi strateghi – proprio ora le ripercussioni sulle retrovie di Israele parrebbero essere piu’ contenute.
Netanyahu non ha alcun dubbio che se il regime degli ayatollah giungesse a detenere armi atomiche, potrebbe effettivamente utilizzarle nei confronti di Israele. Esponente di una scuola politica pessimistica (influenzato in questo anche dal padre, lo storico Ben-Zion Netanyahu) il premier ha piu’ volte osservato che nella seconda guerra mondiale anche leader prestigiosi e a lui cari come Winston Churchill e Franklin Roosevelt non si lanciarono in aiuto agli ebrei mentre venivano sterminati in Europa. Se si trovasse in ultima analisi con le spalle al muro, Israele dovrebbe affidarsi alla propria spada.
L’incontro di domani a Washington sara’ davvero decisivo, ha previsto un analista di Haaretz, Ari Shavit. Se Obama vuole evitare ‘un disastro’ dovra’ dare a Netanyahu garanzie credibili che blocchera’ con tutti i mezzi i progetti atomici di Teheran, anche dopo le elezioni presidenziali.
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