Angustiati da tempo dalla minaccia nucleare iraniana, i dirigenti di Israele vivono giornate sempre piu’ drammatiche. Da un lato l’Agenzia per l’energia atomica (Aiea) conferma adesso che effettivamente l’Iran sta accelerando in maniera considerevole e proccupante i propri progetti atomici, come sostiene Israele: il tempo dunque stringe. Ma, d’altra parte, i suoi principali alleati – primi fra tutti Stati Uniti e Germania – mandano a dire che un attacco preventivo israeliano sarebbe improvvido, controproducente. E se Israele volesse egualmente andare avanti – avvertono gli Stati Uniti – resterebbe da solo a gestirne le conseguenze.
Proprio la severa telefonata della cancelliera Angela Merkel – di dieci giorni fa – regge il titolo di prima pagina su Haaretz. Yediot Ahronot sparge altro sale sulle ferite di Benyamin Netanyahu e del ministro della difesa Ehud Barak rivelando che l’ambasciatore Usa in Israele, Dan Shapiro, ha apostrofato duramente il premier israeliano che osava criticare la politica di Barack Obama. Sono allora volate, secondo il giornale, ‘saette e scintille’.
Quello che il vicepremier israeliano Moshe ‘Bughy’ Yaalon definisce adesso ‘uno scambio di idee fra amici’ assomiglia sempre piu’ ad una gara di wrestling fra Obama e Netanyahu. ‘Se Obama fosse confermato alla Casa Bianca – avverte una fonte statunitense citata dalla radio militare – Netanyahu dovrebbe trovarsi un riparo sicuro per sfuggire alla vendetta del Presidente’. Aggiunge Yaalon: ‘In queste condizioni, gli iraniani possono anche concludere che non e’ realistica la minaccia israeliana di un attacco preventivo’.
Da parte loro, gli Stati Uniti sembrano avere legato le mani di Israele per evitare sorprese sgradite nelle settimane che precedono il voto presidenziale. Obama e Netanyahu dovrebbero incontrarsi a fine settembre, ai margini della riunione annuale alle Nazioni Unite. A meta’ ottobre avra’ luogo una esercitazione (‘Austere Challenge 12′) che per una ventina di giorni vedra’ impegnati in Israele mille ufficiali Usa e marines. Improbabile dunque, in tutto quel periodo, un blitz dei caccia con la stella di David.
Fra quanti invitano alla prudenza (pur condividendo in pieno gli assilli di Netanyahu e Barak) si e’ aggiunto oggi l’ex capo del Mossad Efraim Halevy. Un attacco israeliano all’Iran – avverte – potrebbe significare la fine delle sanzioni al regime di Teheran e l’inizio di un lungo conflitto con l’Islam sciita. Se a cio’ si aggiungessero anche una accresciuta ostilita’ dell’Islam sunnita militante scaturito dalla Primavera araba ed una crisi profonda con gli Stati Uniti, la situazione di Israele – anche se sul terreno riportasse un successo militare – diventerebbe molto piu’ precaria. Il consiglio del vecchio 007: cercare di escogitare assieme con la comunita’ internazionale un vistoso riconoscimento della ‘Grandeur iraniana’, in modo da ridurre l’enfasi messa dal regime degli ayatollah nei progetti atomici.
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