Costretto a chiudere a causa degli scontri fra manifestanti e polizia, il Grande Bazar di Teheran – enorme mercato coperto fatto di numerose stradine che si srotolano lungo 10 km di stretti corridoi – e’ uno dei luoghi-simbolo e delle colonne portanti del regime islamico iraniano.
La serrata anti-Iva di gran parte dei suoi negozi nell’ottobre del 2008 – la prima chiusura mai avvenuta dopo la rivoluzione islamica del 1979 – era stato uno dei primi segnali delle inquietudini che l’anno dopo sfociarono negli otto mesi di sanguinosi disordini di piazza seguiti alla controversa rielezione del presidente Mahmud Ahmadinejad: i peggiori negli oltre 30 anni di vita della Repubblica islamica.
Costruito con i primi negozietti alla fine del XIX secolo, il Gran Bazar, cosí fu chiamato in origine, nasce con una divisione settoriale che separava i 36 bazar iniziali a seconda delle merci esposte. Anche se la sua importanza e’ diminuita, il ‘bazar-e bozorgh-e Tehran’ e’ considerato comunemente il piu’ grande mercato di questo tipo al mondo grazie ai suoi oltre 10 km di strade piu’ o meno coperte che si intersecano nella parte sud della capitale. Nelle sue vie tradizionalmente si vendono fra l’altro manufatti in rame, tappeti, spezie, frutta secca e preziosi, ma ormai si trovano in abbondanza anche prodotti moderni.
Paradossalmente la vera attività finanziaria non si svolge all’interno delle banche ma tra le stesse bancarelle, perch‚ è qui, nel cuore vecchio di Tehran, che si fissano giornalmente i prezzi dei generi di prima necessità, come in un vero e proprio mercato finanziario.
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