L’Iran dichiara guerra a Whatsapp. Le autorita’ della Repubblica islamica hanno infatti deciso di mettere al bando la popolare applicazione di messagistica perche’ il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, che l’ha acquistata due mesi fa e’ "ebreo".
La notizia del divieto all’uso della app – che trova grande risalto su tutta la stampa israeliana – e’ stata annunciata dal capo della commissione iraniana per i reati sul web, Abdolsamad Khorramabadi, che all’agenzia d’informazione ufficiale Irna ha spiegato che "la ragione dietro a questo provvedimento e’ l’acquisto di Whatsapp da parte del fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, che e’ un sionista americano".
L’annuncio di Khorramabadi ha innescato una forte polemica nel paese, con il governo che ha subito preso le distanze. Il ministro delle Comunicazioni, Mahmoud Mehr, ha dichiarato che l’esecutivo "e’ assolutamente contrario al divieto su Whatsapp".
Gia’ lo scorso 19 marzo il sito d’informazione ‘Parsine’ aveva riferito che Whatsapp era stata oscurata in tutto l’Iran dai servizi di intelligence, ma il governo aveva smentito. A inizio anno la questione e’ arrivata all’attenzione anche della Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, il quale ha lanciato una fatwa che vieta in Iran le chat online tra uomini e donne non legati da vincoli parentali, bollando la pratica come "immorale".
Il provvedimento che vieta Whatsapp rilancia inevitabilmente il dibattito sull’uso dei social media in Iran, dove dal 2009, ovvero dalle proteste organizzate dall’Onda Verde contro la rielezione dell’allora presidente, Mahmoud Ahmadinejad, sono bloccati sia Facebook e Twitter. I due social network, infatti, nelle prime fasi della contestazione si rivelarono validi strumenti per l’opposizione, che li utilizzava per comunicare notizie all’estero e per organizzare le manifestazioni antigovernative. Da allora Facebook e Twitter sono accessibili solo attraverso particolari software in grado di aggirare i filtri.
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