Ambasciatore Andrea Canepari, ricordo la nostra prima intervista nel dicembre del 2017. Lei se la ricorda?
Certamente. Ricordo il nostro primo incontro e quell’intervista, che si teneva in un ufficio fatiscente. Posso dire ora che quando pioveva, la pioggia cadeva sulla mia scrivania. Ricordo come non fossi contento di come venivano accolti i connazionali da un punto di vista logistico e come mancasse persino l’elettricità per i dipendenti che non avevano strumenti idonei.
Se questo giornale e tanti esponenti della collettività hanno ascoltato con attenzione, anche simpatia personale e fiducia, le mie parole sull’impegno personale mio e del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale per rilanciare la sede di Santo Domingo, migliorare le relazioni diplomatiche e fornire un servizio consolare di livello per la collettività, ricordo che da altri le mie parole venivano spesso accolte anche con un certo scetticismo ed incredulità. Non tanto per cattiva volontà degli ascoltatori, ma perché ci stavamo ponendo, tutti insieme, obiettivi davvero ambiziosi e importanti.
Fin dall’inizio, di fronte all’importanza della sfida, ripetevo che il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale con tutte le sue strutture competenti era fortemente impegnato per il successo della riapertura. Già dopo qualche mese la situazione è poi migliorata e via via il miglioramento è proseguito negli anni successivi fino alla situazione davvero ottimale in cui ci troviamo adesso.
Mi fa piacere chiudere il mio mandato parlando ai lettori di Azzurro Caribe e di ItaliaChiamaItalia, ricordando con loro i passi in avanti che abbiamo fatto con lo sforzo di tutti.
Ambasciatore, quali erano gli obiettivi che si era prefissato al suo arrivo a Santo Domingo?
In questo momento in cui mi appresto a salutare la Repubblica Dominicana e tutti i connazionali ivi residenti, mi rendo conto come gli obiettivi siano stati davvero ambiziosi. Mi sono impegnato, con il convinto sostegno in ogni momento del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale italiana, per raggiungere in maniera prioritaria quattro obiettivi: fornire servizi consolari efficienti in un Paese in cui i connazionali si lamentavano per non riuscire neppure a ottenere un passaporto in tempi accettabili, poi valorizzare il grande apporto della comunità italiana e della storia condivisa con la RD; come terzo obiettivo rilanciare le relazioni politiche, economiche e culturali a livello della collettività e della sua importanza sostenendo le istituzioni in loco, come la Camera di Commercio. Infine, come quarto obiettivo (ma ce ne sono tantissimi altri conseguiti con l’aiuto di tutti) quello di creare strutture efficienti per ricevere i connazionali e valorizzare il nostro patrimonio immobiliare con un processo di costruzione di una nuova Ambasciata e di nuovi uffici sui terreni della storica donazione di Angiolino Vicini.
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Quando sono arrivato in Repubblica Dominicana mi sono reso conto come fosse necessario impegnarsi innanzitutto per rendere più efficienti i servizi consolari e rendere l’Ambasciata più vicina ai connazionali. Contestualmente mi sono reso conto che c’è un enorme capitale di amicizia tra i due Paesi che tuttavia non era valorizzato: c’è un’amicizia storica, che si nutriva dei successi e del contributo degli italiani e degli italo dominicani al successo della RD. La nostra collettività, nel presente come nella sua storia, non era tuttavia adeguatamente riconosciuta per il grande contributo che aveva fornito alla Repubblica Dominicana: dall’economia all’architettura, dall’arte alla religione, dalla scienza all’agricoltura, dal cinema alla letteratura, dal turismo all’enogastronomia, italiani e dominicani hanno scritto nei secoli pagine importanti di storia che tuttavia non erano conosciute e apprezzate nella loro interezza: per me era importante farle conoscere e riconoscere.
Inoltre proprio per l’importanza della collettività e dei legami storici e identitari tra i due Paesi ne derivava come le relazioni bilaterali non potessero non assumere un carattere più forte a livello politico, economico ma anche culturale e sociale.
Ultimo obiettivo principale: al mio arrivo ho trovato uffici in condizioni non adeguate, da un punto di vista di dotazioni immobiliari utilizzate, e dall’altro lato terreni demaniali inutilizzati e gravati da cause da parte di chi, senza titolo, voleva prenderne la proprietà; beni immobiliari e terreni – di grande prestigio e valore – donati da un esponente della nostra collettività storica, Angiolino Vicini. Mi sembrava che l’obiettivo qui dovesse essere costruire una nuova Residenza ed una nuova Ambasciata a livello della collettività, delle relazioni bilaterali auspicate e della storia condivisa.
A distanza di anni, pensa di avere raggiunto gli obiettivi che si era prefissato?
Il primo obiettivo è stato raggiunto e velocemente, nonostante tanti fossero scettici all’inizio. Quei passaporti che sembravano impossibili da ricevere ora si ottengono con una breve attesa (massimo due settimane) in maniera ordinata e tranquilla. Nei tempi della pandemia l’Ambasciata ha fatto uno sforzo per quanto riguarda il settore dell’assistenza come pure nel settore dello stato civile utilizzando soluzioni innovative per rendere i servizi sempre attivi e assicurare la vicinanza alla collettività. La nostra è una delle pochissime Ambasciate che non ha mai chiuso in RD.
Anche nel settore dello stato civile l’arretrato è stato eliminato, inoltre sono state avviate tutte le procedure per completare anche l’ultimo tassello finora mancante nella sezione consolare, la concessione dei visti. Il Ministero degli affari esteri è convinto che con questo si renderà un servizio importante ai connazionali e ai dominicani che vogliono rapporti più forti con l’Italia.
Riguardo alla valorizzazione del contributo italiano all’identità della Repubblica Dominicana ricordo il successo di tre anni culturali dedicati rispettivamente ai 120 delle relazioni diplomatiche, ai 500 anni dall’arrivo del primo vescovo residente, Alessandro Geraldini, ed infine ai 200 anni dalla nascita del primo ammiraglio fondatore della marina di guerra, il mercante genovese e poi console di Italia, Giovanni Battista Cambiaso.
Secondo dichiarazioni pubbliche dell’allora Ministro degli Esteri Vargas le relazioni diplomatiche nel 2019 erano al punto più alto della storia secolare tra i due Paesi. Secondo l’attuale ministro, Roberto Alvarez, c’è un impegno del governo Abinader per rafforzare ancora di più il rapporto con l’Italia.
Anche l’ultimo obiettivo è stato raggiunto: grazie al convinto sostegno del MAECI da subito sono state avviate le procedure per individuare una sede temporanea efficace, decorosa e sicura dove erogare i servizi consolari e effettuare il lavoro diplomatico. Inoltre il MAECI ha sostenuto l’idea di costruire una nuova Ambasciata e nuovi uffici sul terreno, storico, della Rafael Augusto Sanchez da dedicare a Angiolino Vicini. Sono orgoglioso di aver presentato il progetto, ora in via di affinamento e di ultime approvazioni, per questa nuova casa d’Italia a Santo Domingo. Tutti gli italiani troveranno qui una nuova casa e la costruzione coinvolgerà architetti e ingegneri dei due Paesi; sarà un laboratorio per l’elaborazione di nuove tecnologie da impiegare nel settore delle costruzioni, coinvolgendo università dei due Paesi.
Cosa le sarebbe piaciuto fare, a favore dell’Italia e degli italiani nella RD, che non è riuscito a fare in questi anni in terra caraibica?
Nonostante gli obiettivi fossero ritenuti molto ambiziosi credo che, con il sostegno della collettività, sia recente che di più antica emigrazione, con il lavoro sinergico con il MAECI e con il sostegno del governo locale, con l’impegno del personale dell’Ambasciata, è stato fatto tanto in pochi anni.
È stato anche pubblicato un libro, in tre edizioni, con 46 autori che tratteggia ogni aspetto delle relazioni bilaterali in maniera seria e scientifica, da questo sono stati tratti fumetti diffusi in 25.000 copie nelle scuole e in 240.000 copie tramite il più diffuso quotidiano locale, Diario Libre, nonché poi video professionali sulle figure iconiche degli italo dominicani ed anche una mostra virtuale che è divenuta ora presenziale a Santo Domingo e tra poco in Italia presso la reggia di Veneria reale a Torino e Galata museo del mare di Genova in collaborazione con il costituendo Museo nazionale dell’emigrazione italiana.
Inoltre sono stati avviati corsi di italiano con la società Dante Alighieri e la Camera di Commercio è ora una delle più prestigiose.
In conclusione, non credo che tutti insieme avremmo potuto fare di più, credo che dobbiamo essere molto orgogliosi di tutto quello che è stato fatto. Lo dico sempre a tutti i colleghi dell’Ambasciata ricordando come tutto quello che è stato conseguito non è scontato, ma è frutto del duro lavoro e dell’impegno di tutti. Per tutti intendo non solo il MAECI e gli esponenti della collettività ma anche il personale dell’Ambasciata, che spesso con un’abnegazione che non risulta all’esterno ma che tuttavia è fattiva e continua, ha permesso di conseguire risultati non scontati.
Sono state indette le elezioni dei Comites. Come si è preparata l’Ambasciata, dal punto di vista organizzativo, a questo appuntamento elettorale?
Le elezioni del Comites rappresentano un altro importante obiettivo dell’ambasciata. Proprio per aumentare l’informazione diretta ai connazionali ho istituito nuovamente il servizio di centralino con una persona dedicata a fornire informazioni telefoniche: si tratta di un ulteriore sforzo della campagna di informazione per queste elezioni. Ne approfitto per dire che ho apprezzato molto in questi anni la collaborazione, fattiva e concreta, con il Comites, il suo presidente e i suoi membri. Con alcuni è nato anche un rapporto di particolare amicizia personale. Desidero riconoscere la positività di questa collaborazione che credo sia stata utile non solo alla sede, ma anche alla collettività.
Quanto è stato importante riaprire l’Ambasciata d’Italia a Santo Domingo, chiusa nel 2014 a causa della spending review del governo di allora?
Per la nostra collettività, per la storia condivisa, per le potenzialità delle relazioni credo sia stato giusto riaprire l’Ambasciata e soprattutto impegnarsi, tutti, con il sostegno determinante della collettività e del MAECI nonché di tutte le autorità locali, compresi gli imprenditori, affinché l’Ambasciata non si limitasse alla dimensione consolare ma diventasse un ponte con l’Italia di oggi. Ricevo testimonianze ogni giorno di gratitudine e di riconoscimento per il successo di quest’impegno.
Ci tengo davvero a riconoscere il sostegno ricevuto dalle competenti articolazioni del MAECI, dalla Direzione Generale Per le Risorse Umane e l’innovazione all’Ispettorato Generale, dalla Direzione Generale Per la mondializzazione e le questioni globali alla Direzione generale per gli italiani all’estero e la Direzione Generale per il sistema Paese: c’è sempre stata attenzione per l’Ambasciata d’Italia a Santo Domingo e un forte sostegno per il successo della riapertura della sede.
E’ d’accordo sul fatto che una comunità importante, numerosa, organizzata come quella italiana nella Repubblica Dominicana, meriti una sede diplomatica di primo livello?
La comunità italiana in Repubblica Dominicana ha una rappresentanza diplomatica di primo livello come testimonia il successo nella gestione delle pratiche consolari, ma anche la presenza capillare sulla stampa e i mezzi di comunicazione, nonché il coinvolgimento della leadership politica, economica e culturale alle attività italiane. Dopo oltre vent’anni c’è stato un incontro a livello dei Presidenti della Repubblica ed anche tra i Ministri degli esteri.
Le autorità politiche, economiche e culturali del Paese hanno dato un enorme riconoscimento all’Italia e all’Ambasciata per tutto lo sforzo e l’impegno profuso. Nella cerimonia di saluto che mi ha organizzato la Camera di Commercio hanno partecipato anche il Ministro degli esteri, il Presidente della Camera dei Deputati, il Presidente del tribunale costituzionale, l’Arcivescovo di Santo Domingo e tante altre personalità e amici. Si tratta di attestazioni di amicizia verso l’Italia al di fuori della prassi diplomatica e che solo una rappresentanza diplomatica di alto livello può ricevere.
Gli uffici temporanei utilizzati ora sono ulteriore esempio e lo sarà ancora di più quando verrà inaugurato il nuovo complesso di uffici e residenza intitolato ad Angiolino vicini. L’esistenza di una Camera di commercio che ora comprende i più importanti imprenditori del Paese nella sua giunta direttiva è un ulteriore riconoscimento del grande livello riconosciuto alla nostra collettività, ma anche alla sede diplomatica.
Suggerisco a tutti di guardare il sito www.ciaosantodomingo.com in cui si trovano non solo le tre edizioni del libro sull’eredità italiana in Repubblica Dominicana, ma anche i fumetti, i video e la mostra virtuale e poi quella reale che proprio dalla collettività e dalla sua storia traggono ispirazione, stimolo e nutrimento.
Secondo quanto apprende Azzurro Caribe, la costruzione della nuova Ambasciata inizierà presto. Ce ne vuole parlare? Il nuovo edificio migliorerà la vita ai connazionali? Come?
Si è trattato di un lavoro importante perché la sfida è imponente: l’idea approvata dal Ministero era quella di costruire, senza costi per l’erario, una nuova Ambasciata con uffici nuovi. È un progetto estremamente ambizioso e complesso che tuttavia ha superato una serie di passaggi e sta procedendo con successo. Dal progetto selezionato, tuttora ancora non definitivo, si percepisce una prossima bellissima casa degli italiani che sia anche una vetrina del made in Italy ed un laboratorio di collaborazioni scientifiche ed universitarie. Di tutto questo saranno protagonisti e grandi beneficiari proprio i nostri connazionali.
Cosa dirà al suo successore, l’Ambasciatore Stefano Queirolo Palmas, al momento del passaggio di consegne? Come presenterà il Paese e la comunità italiana a chi prenderà il suo posto?
Sono da tempo in contatto con il collega per fornirgli tutti gli elementi affinché abbia una transizione efficace e sia immediatamente operativo. Gli ho spiegato come io ritengo che questo paese abbia enormi potenzialità di crescita insieme all’Italia e che, capitalizzando la nostra collettività, si possono creare ponti vivi e opportunità tra i due Paesi. Si trova inoltre un’Ambasciata operativa, efficiente, senza arretrato consolare e vicina alla collettività. Una struttura riconosciuta come attore di primo piano nel mondo politico, economico e culturale del Paese. Si trova anche uffici sicuri ed efficienti ed il progetto di una casa dell’italianità, la nuova Ambasciata e la nuova residenza, che proietteranno ancora maggior prestigio sull’Italia. Ci sono quindi le premesse per fare un lavoro sempre più importante.
Qual è il futuro prossimo dell’Ambasciatore Canepari?
Ho terminato la mia missione il 20 settembre ed assunto quello stesso giorno presso il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, continuando ad occuparmi di come creare opportunità per l’Italia rinsaldando le relazioni con Paesi amici come la Repubblica Dominicana.
Tra i suoi predecessori, in tanti si sono innamorati della Repubblica Dominicana. Infatti, una volta concluso il proprio mandato, sono rimasti a vivere sull’isola caraibica. Lei immagina di tornare un giorno nella RD da turista o, magari, quando si sarà ritirato dalla vita lavorativa?
Sono rimasto molto colpito dal numero di persone che hanno salutato la mia famiglia e me con grande affetto e ci hanno ribadito come desiderano rivederci presto in Repubblica Dominicana. Abbiamo già tantissimi inviti da parte di amici italiani e dominicani, quindi sono certo che ci saranno tante occasione per rivederci. Per me mancano molti anni alla conclusione dell’attività lavorativa, sono solo a metà del mio percorso professionale quindi non voglio aspettare la pensione per rivedere tutti i miei amici in Repubblica Dominicana.
@rickyfilosa