Mi ricollego all’articolo di Simone Garbelli, quello intitolato “L’84% degli italiani dipendente da internet”. Il dato è preoccupante. Di fatto, tanta gente ha smesso di avere una vita vissuta e con esperienze vere e arriva a rifugiarsi in un mondo virtuale. Non ci sono più relazioni umane autentiche, ma solo chat e scambi di messaggi tra persone che di fatto non si sono mai viste. Questa tendenza si è accentuata coi lockdown per la pandemia Covid. La pandemia Covid e il modo nel quale essa è stata gestita hanno creato una vera e propria ansia sociale. Si ha paura di avere delle relazioni umane vere e così ci si rifugia nel web, ma ciò è pericoloso. Non sono pochi i casi di persone che si sono imbattute nel catfishing e in altri fenomeni in rete che si sono dimostrati fraudolenti o peggio. Non sarebbe il caso di mettere tra le discipline scolastiche anche l'”educazione informatica”?
Certamente, la questione va ben al di là dei social network. Mi riferisco al tema dell’intelligenza artificiale. Di per sé, non è un male. Tuttavia, può essere negativo l’uso che se ne può fare. Mi viene in mente la Cina, Paese dittatoriale il cui governo ha tra i suoi piani l’uso dell’intelligenza artificiale come strumento di controllo delle persone. Già in Cina vige il China’s Social Credit System, un sistema che prevede che il Governo possa concedere o togliere diritti ad un cittadino in base anche alle minime azioni che egli compie e alla reputazione di cui egli gode. L’uso dell’intelligenza artificiale può diventare un ulteriore strumento di controllo e il governo di Pechino vuole fare ciò. Si spera che una cosa del genere non sia applicata qui in Occidente.
Purtroppo, sembra che l’andazzo non prometta nulla di buono nemmeno qui da noi. Oggi, si bannano dai social network coloro che esprimono certe opinioni che sono ritenute offensive, ma che in realtà non sono conformi rispetto ad un certo pensiero. Del resto, i vari gestori dei social network assoldano i fact checker e controllori “per evitare il diffondersi di fake news” e “contro l’odio in rete”. Però, come si suol dire, chi controlla i controllori? Inoltre, il metodo già usato dai gestori dei social network potrebbe essere usato anche da altri? In futuro, per esempio, non si potrebbe chiudere il conto in banca di una persona a causa di motivi analoghi a quelli che fanno bannare le persone dai social network?
Oltretutto, per condannare certi comportamenti esistono già le leggi degli Stati. Basterebbe che i gestori dei social network facessero rispettare queste ultime. La tecnologia non è il male, ma può essere usata per fare del male. E’ bene stare attenti.