Maria Stella Gelmini, esponente di punta del Popolo della Libertà ed ex ministro dell’Istruzione, è “pessimista” sulla possibilità che si arrivi ad una riforma della legge sulle intercettazioni. Intervistata dal quotidiano “Libero”, spiega: “E’ gia’ successo tante volte. Accade un episodio, il tema diventa incandescente per qualche giorno, si fa un gran parlare e poi….e poi arriva sempre il momento in cui, insieme ai comunicati di solidarieta’, sparisce anche la voglia di cambiare la legge”. Di più: “il governo si chiama fuori, ritenendo che agire sulle intercettazioni sia di competenza del Parlamento. Ma in una situazione come questa credo che sia dovere di ciascuno assumersi le proprie responsabilità”. Anche il Guardasigilli, il ministro Paola Severino, “deve farsi carico di questo tema. Perche’ non e’ un problema solo di Berlusconi o, adesso, di Napolitano. Quello delle intercettazioni e’ un problema anche di tante persone comuni, un problema che ha condizionato la vita del Paese per troppo tempo”.
Durante l’intervista con il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, Gelmini commenta anche quanto emerso su Tangentopoli, qualcosa che “solleva interrogativi anche inquietanti. Puo’ e deve offrire allora un’occasione di conoscenza e di verita’ storica. Sarebbe del resto assai curioso che nel momento in cui denunciamo le deviazioni di una magistratura che a Palermo vorrebbe sostituire la sua controversa prospettiva giudiziaria all’analisi storica, lasciassimo ora libero il campo della ricerca storica su di un periodo che vede oltretutto nascere e consolidarsi il protagonismo dei magistrati. Certo, una Commissione di saggi, di storici indipendenti senz’altro ci vuole".
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