Il tema delle intercettazioni torna a scaldare la politica italiana. Dopo le aperture venute ieri dal Terzo polo, la tensione torna alta. Giulia Bongiorno, relatrice del provvedimento, si dimette. La motivazione? L’intenzione del Pdl di insistere sull’emendamento che vieta la pubblicazione di ogni conversazione prima dell’udienza stralcio, con il parere favorevole del governo. Bongiorno, esponente di Futuro e Libertà, lascia il posto e un parlamentare del PdL, Enrico Costa.
"Mi dimetto perche’ non mi riconosco piu’ in questo testo e credo inaccettabile che prima si fa un accordo e poi siccome c’e’ questo schioccar di dita del presidente del Consiglio tutti voltano le spalle", denuncia la presidente della commissione Giustizia della Camera. "Quello che non va nel Pdl e’ che da un lato si prospettano delle soluzioni, si arriva a degli accordi con loro, poi improvvisamente il premier dice qualche cosa, tutti si zittiscono e si stravolgono le cose. Perdono un’occasione, perche’ potevano ripristinare una situazione di equilibrio, evitare questi pezzettini di pubblicazione", invece "quando vieti troppo il divieto viene violato".
Il ministro della Giustizia, Nitto Palma, dice di non comprendere "le dimissioni del presidente Bongiorno. Mi pare che le variazioni che vi sono al testo licenziato dalla commissione siano minimali ed estremamente ragionevoli. Assolutamente in linea con il significato dell’udienza filtro".
Intanto il PdL risponde a tono alla futurista: "Se il Presidente della Commissione giustizia Giulia Bongiorno ha deciso di dimettersi dall’incarico di relatrice della proposta di legge sulla disciplina delle intercettazioni, per ragioni di carattere meramente politico, allora per coerenza dovrebbe avere la sensibilita’ di rassegnare le proprie dimissioni dalla responsabilita’ di Presidente della Commissione giustizia – dichiara il senatore del Pdl Sandro Bondi -, che richiede un ruolo di imparzialita’ e non di opposizione preconcetta e militante al governo".
Sulla stessa linea il capogruppo leghista alla Camera, Marco Reguzzoni. Il gesto di Bongiorno? "Non lo condivido e mi dispiace". "Giulia Bongiorno ha fatto un buon lavoro per migliorare il testo. Non credo – aggiunge Reguzzoni – che uno o due emendamenti possano cambiare l’obiettivo che ci siamo proposti: dotare il paese di una normativa in materia".
Dall’opposizione si fa sentire Pier Luigi Bersani: quello di Bongiorno è "un gesto coerente", per il leader del Pd, secondo il quale la nomina del nuovo relatore Enrico Costa (Pdl) rappresenta ‘un forte arretramento e ne terremo conto in questa discussione’.
David Sassoli, capogruppo del Pd al Parlamento europeo: "Se la maggioranza non ritirera’ il ddl sulle intercettazioni, da Bruxelles studieremo ogni intervento, compreso un ricorso alla Corte di Giustizia europea, per la palese violazione del diritto di informazione che comporterebbe l’approvazione del testo".
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