Credo che nessuno debba sorprendersi scoprendo solo adesso che gli Usa spiassero tranquillamente anche Berlusconi (così come la Merkel ed Hollande) intercettandolo al telefono: sarebbe stato ben strano il contrario. Quello che conta di più, però, non sono tanto le intercettazioni ma il loro uso e qualcuno dovrebbe anche ricordarsi che in quel novembre 2011, nello stesso giorno in cui l’allora premier stava presentandosi alle Camere per ottenerne la fiducia, vi furono manovre pazzesche sul titolo Mediaset che in borsa perse un terzo del suo valore in poche ore, tanto che Berlusconi si ritirò.
Non solo, le speculazioni sui nostri titoli di Stato registrarono oscillazioni frenetiche salvo assestarsi pochi giorni dopo con l’arrivo di Monti, gradito ai banchieri, con la banca tedesca che in un solo giorno buttò sul mercato 9 miliardi di titoli italiani per deprezzarli.
Un paese serio cercherebbe di capire “chi” strumentalizzò quei fatti forzando la mano e soprattutto facendo una speculazione finanziaria colossale. Cinque anni e tre governi dopo – tra l’altro – l’Italia non ne ha più ancora avuto uno eletto con il voto dei cittadini.
Sullo sfondo emerge però l’azione di un altro personaggio che sempre resta nell’ombra, l’ex presidente Giorgio Napolitano, “regista” di tutta la vicenda. Quasi cinque anni dopo quell’autunno – comunque – il debito pubblico che allora faceva tremare è enormemente aumentato, le spese generali dello stato pure, la disoccupazione anche, la crisi – dati alla mano – non è stata superata e l’Italia è in coda all’Europa. Questi sono fatti, non opinioni.
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