Italtruffe all’opera, bersaglio l’Inps, l’istituto nazionale di previdenza. Maxi truffa, l’obiettivo centrato in pieno. L’Inps colpita al cuore, innanzitutto un danno economico di diciassette milioni di euro. Soldi sottratti allo Stato, che ha chiesto da tempo all’ente di avviare l’operazione recupero dei quattrini finiti all’estero.
Portati e spesi lontano dall’Italia da pensionati privi del requisito essenziale per incassare l’importo della pensione. Ovvero non in possesso della stabile residenza. Si fingevano infatti tutti residenti, ma vivevano all’estero. La dimensione è davvero maxi. 511 le persone denunciate, distribuite, pescate con le mani nel sacco in diciannove regioni italiane e ottantuno province. Il marcio italiano. Il semplice ingegnoso marchingegno consentiva loro di riscuotere illecitamente l’emolumento assistenziale attraverso l’accredito sul conto corrente. Una riscossione illegittima, in aperta violazione della legge. Come variazione sul tema, il ritorno saltuario in Italia, con lo scopo di prendere e tornare immediatamente all’estero.
Il perfido giochino è stato scoperto dalla Guardia di Finanza. In particolare dal Nucleo Speciale Opera Pubblica e Repressione Fondi Comunitari. Le Fiamme Gialle hanno sviluppato l’indagine sulla base dei dati forniti dall’Inps. Un’analisi di rischio e coordinamento di una complessa attività, denominata “Italians Out”. Ricostruita la mappa dei furbetti della pensione. “Italians Out” ha portato all’individuazione e all’interruzione di un diffuso sistema di percezione indebita della pensione sociale. Cinquecentouno, come detto, i casi irregolari individuati.
L’attività investigativa è stata condotta sull’intero territorio nazionale: individuati cittadini italiani che successivamente all’ottenimento dell’assegno sociale si erano trasferiti all’estero, non rispettando il requisito essenziale sopra evidenziato. Gli autori della truffa sono stati tutti denunciati all’Autorità Giudiziaria. Per loro, il reato contestato è di truffa continuata ai danni dello Stato e della collettività. Unico aspetto relativamente positivo del maxi raggiro è rappresentato dal fatto che lo Stato potrà risparmiare tre milioni per i prossimi esercizi. Resta comunque l’entità della maxi-truffa, definita extralarge nell’ambiente dell’Inps.
L’ente previdenziale, d’intesa con gli agenti della Guardia di Finanza competenti per territorio, ha messo in classifica i truffatori, suddividendoli per regioni. La Sicilia si è presa di prepotenza la leadership: centoventitre i soggetti individuati per un totale di tre milioni e 700mila euro. Congrua e robusta la presenza del Sud nel gruppo di testa: la Campania è seconda solo alla Sicilia, con novantotto denunciati e tre milioni e 400mila euro. A seguire, la Calabria con settantacinque soggetti e due milioni e 400mila, il Lazio con quarantotto denunciati e un milioni e 400nila euro, la Puglia (29 persone per 900mila), l’Abruzzo e l’Umbria, rispettivamente con questi numeri: trentadue denunciati e 837mila euro e nove persone e 553mila euro.
“Conosco il sistema, è stato facile, per me l’Inps era come un bancomat”, a voler significare l’estrema facilità che ha consentito ad un ragioniere lombardo di fregare l’ente di previdenza. Una truffa meno maxi dell’altra, ma truffa vera anche questa, da trecentomila euro. Il ragioniere di Chiari, Brescia, falsificava documenti per raggirare l’Inps senza faticare troppo. Tre inchieste coinvolgono l’ingegnoso truffatore e altre cento persone.
Semplice, quasi elementare il meccanismo della truffa inventato dal ragioniere bresciano. Dietro compenso, lui si occupava di redigere buste paghe false e contratti di lavoro falsi. Il risultato era questo, raggiungibile facilmente con matematica certezza: i clienti del truffatore ottenevano in modo fraudolento emolumenti, vari compensi, e anche assegni di disoccupazione successiva a false assicurazioni e assegni di maternità. Truffa facile, elementare quasi, l’ha definita l’inventore. Lui e altri cento coinvolti nell’indagine: ma come funzionava il coinvolgimento?
Il ragioniere di Chiari, quarantuno anni, si avvaleva di soggetti che per poche migliaia di euro accettavano ruoli fittizi in società create ad arte, al solo scopo di truffare l’Inps. Il marchingegno ha funzionato dal 2012 al 2015. Il periodo contestato lungo tre anni.
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