In un contesto in cui da una parte aumentano gli italiani all’estero – più che raddoppiati dal 2006 a oggi arrivando a oltre sei milioni – e quasi uno su due (il 45%) dei 100 mila che partono ogni anno per la sola motivazione espatrio sono giovani tra i 18 e i 34 anni (il 23% invece ha tra 35 e i 49 anni), mentre dall’altra parte il Paese invecchia, si pone con urgenza il tema della sostenibilità della previdenza.
E’ quanto emerso dal convegno “Migrazione da fenomeno sociale a fattore identitario”, un incontro promosso a Roma dall’Inps e dalla Fondazione Migrantes.
I bambini e gli adolescenti oggi sono solo circa 10 milioni e un terzo della popolazione è costituito da pensionati. Dalla fotografia scattata durante il convegno, viene fuori che l’unica Italia giovane, dinamica e in crescita è quella fuori dai confini nazionali, scrive L’Avvenire.
Qui la presenza italiana, dal 2006 a oggi, è cresciuta di oltre il 97%. Ma l’aumento più interessante è quello delle donne italiane all’estero: un dato più che raddoppiato (+106%). Persino la mobilità previdenziale, che si era quasi azzerata con il Covid, è tornata a crescere, con un più 12,9% nell’emigrazione degli over 65.
L’altra faccia della medaglia di questi flussi sono le pensioni che l’Inps paga all’estero: ben 310 mila nel 2023. Tuttavia, le pensioni destinate a italiani che si sono trasferiti sono diminuite del 24% rispetto al 2019.
Quelle che aumentano sono invece le pensioni che l’Inps versa agli stranieri che dopo aver lavorato in Italia tornano nei Paesi d’origine (+23%), con picchi del più 300% dei pagamenti in Ucraina, del 215% in Moldavia, del 100% in Romania.