“L’audizione del Presidente Tito Boeri è stata utile occasione di confronto sul regime previdenziale per gli italiani all’estero. Il Presidente Boeri ha citato dati, ricordato l’impegno dell’INPS nel pagamento delle pensioni all’estero e proposto una distinzione tra base contributiva, integrazione al minimo e maggiorazioni sociali”. Lo scrive in una nota l’On. Marco Fedi, Pd, eletto all’estero e residente in Australia.
“Boeri ha ricordato che l’Italia paga maggiorazioni sociali ed integrazioni al minimo a residenti all’estero che “non sono soggetti d’imposta”. Ho argomentato l’esatto opposto. I cittadini italiani residenti all’estero – sottolinea Fedi – sono tutti soggetti d’imposta ma pagano ciò che sono tenuti a pagare in base alle leggi dello Stato o alle Convenzioni internazionali contro le doppie imposizioni fiscali.
Si tratta, dunque, di una colossale inesattezza: gli italiani all’estero non evadono il fisco, a parte gli evasori, sono a tutti gli effetti soggetti d’imposta e pagano, quanto, quando e dove devono in base a leggi o convenzioni ratificate dal Parlamento”.
“Seconda grave inesattezza o, se si vuole, parzialità: l’Italia paga tante pensioni all’estero. I mezzi di informazione italiani, che hanno raccolto questo messaggio, forse non sanno che l’Italia riceve anche una montagna di risorse derivanti da pensioni pagate dall’estero.
Le pensioni dall’estero (Australia, Francia, Germania, Svizzera, Canada e via dicendo) sono corrisposte in Italia in regime di reciprocità o in base ad analoghe legislazioni di quei Paesi che prevedono analoghe misure di portabilità verso l’estero. Boeri su queste ha taciuto, ma avrebbe dovuto citarle.
L’INPS non ha dati in proposito? Parli allora il Governo. Che farebbe bene anche a chiarire qual è il limite del mandato conferito all’INPS. Comprendo che molte delle dichiarazioni di Boeri sono state male interpretate da alcuni mezzi d’informazione.
Il Presidente Boeri però conosce bene la capacità di distorsione mediatica e quindi dovrebbe essere più cauto e più completo nel presentare il mondo della previdenza all’estero. In sostanza dovremmo avere il quadro preciso, completo e complessivo prima di esprimere valutazioni politiche sul futuro della previdenza verso l’estero. Consapevoli che il resto del mondo ci guarda e vuole capire. Compresi gli Istituti previdenziali esteri, per i quali queste bordate generiche e imprecise non rappresentano certo un messaggio né serio né rassicurante”.
“L’integrazione al minimo e le maggiorazioni sociali non sono già esportabili verso i Paesi UE. L’integrazione al minimo, inoltre, non viene corrisposta in assenza di requisiti molto stringenti, contributivi e reddituali, ed è cristallizzata nell’importo nel resto delle situazioni. In ogni caso è prevista nelle convenzioni internazionali di sicurezza sociale che l’Italia ha ratificato.
A cosa si riduce quindi il grande megafono mediatico? Alle maggiorazioni sociali, circa 23 milioni di euro, che riguardano al 90% l’America Meridionale. Basterebbe pagarle ogni anno a saldo dopo la verifica dei redditi per risparmiare già somme considerevoli che l’INPS poi pone a indebito: a questo proposito ho chiesto a Boeri di chiarire se gli indebiti, complessivamente oltre 270milioni di euro, sono già stati sottratti al conteggio della spesa complessiva di mille milioni di euro”.
“Ecco – conclude il deputato dem -, quando si danno i numeri ci vogliono attenzione e senso di responsabilità. Oltre che risposte precise inserite in quadri complessivi attendibili”.
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