“Italicum, se si votasse oggi sarebbe una Camera senza vincitori. Nessuna alleanza avrebbe i numeri per formare una maggioranza di governo. Né centrosinistra, né centrodestra: sarebbe il fronte «antisistema» il più numeroso”. Titolo e sottotitolo di una analisi politica pubblicata dal Corriere della Sera a firma Renato Benedetto. E che mi ricorda moltissimo le parole dell’On. Ricardo Merlo, presidente del MAIE, durante le nostre interminabili conversazioni telefoniche già prima del referendum.
La prossima legislatura potrebbe nascere all’insegna dell’instabilità politica e di governo. Questa sarebbe la novità. La vittoria del Sì al referendum avrebbe evitato certamente una tale situazione, ma quel sistema malato che si chiama Facebook, drogato di bufale e di volgari vignette, ha potuto condizionare il popolo bue e ha spinto a votare No. Un no a Renzi, pensavano; è stato, di fatto, un no all’Italia.
Sia come sia, oggi questa è la situazione che ci ritroviamo davanti. Ed ecco perché Silvio Berlusconi, che sarà anche un po’ bollito ma che stupido non è mai stato, intervistato dal Foglio spiega che lui pensa ancora a una legge proporzionale: ciascuno si presenti per sé, no a coalizioni raccogliticce. Un modo per misurarsi e contarsi, in rapporto con gli avversari e con gli alleati di un tempo, ma anche per avere mani libere una volta che si dovrà formare un governo. Massimo Cacciari lo dice senza filtri o reticenze: l’accordo tra il Cav e Matteo Renzi è già pronto da un pezzo.
Arginare gli estremi. A questo pensano i moderati italiani, in maniera trasversale, a prescindere dalla loro casacca politica. La sfida, oggi, infatti, si combatte tra i populisti disfattisti e quelli che credono ancora nella buona politica che può cambiare le cose senza urla, insulti, anatemi.
“Il fronte antisistema sarebbe il più numeroso”. Vero. Ma destinato a restare pur sempre minoranza. Beppe Grillo punta al 40% per governare da solo. Ce la farà? Difficile. Oltre quel suo 30% risicato il M5S non va, i sondaggi sono fermi là. Allearsi con la Lega di Salvini? Il comico genovese non ci pensa nemmeno: “Non ci alleeremo con nessuno, ci presenteremo da soli davanti agli elettori, come abbiamo sempre fatto”. Chissà che Beppe non abbia più voglia di andare al governo del Paese, soprattutto dopo il crac della sua fabbrica romana. E spinga verso le elezioni solo per poter continuare a sputare su tutti prima sulle piazze e poi nei suoi spettacoli. Il business è business.
Dunque? Dunque, se le cose non cambieranno, i partiti più piccoli, i movimenti indipendenti, le formazioni politiche minori, saranno importantissime. Fondamentali per garantire un minimo di governabilità. Chiederanno certamente qualcosa in cambio, ma questo ci sta sul tavolo della negoziazione politica. Se il loro sostegno sarà davvero così importante per la stabilità del Paese, i partitoni non si faranno scrupoli ad accontentarli nelle loro richieste – nel limite del possibile e della legalità, ovviamente – e così saremo ripiombati in pieno nella Prima Repubblica.
Tutto questo per avere detto No a una riforma che, a nostro avviso, se non perfetta, non era affatto da buttare via. Quando e come l’Italia potrà tornare ad essere orgogliosa delle sue istituzioni e del suo popolo se l’attuale teatrino politico, messo in scena anche grazie a cittadini incapaci di discernimento, ha prodotto finora solo nani e ballerine?
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