Ogni anno, sono circa 2.500-2.700 le coppie italiane che si recano all’estero per poter effettuare un intervento di fecondazione eterologa. E’ questa l’ultima stima disponibile dell’Osservatorio sul turismo procreativo. ”Circa 4-5000 coppie italiane l’anno, ma secondo altre stime si tratterebbe del doppio – spiega il presidente dell’Osservatorio, Andrea Borini – si recano all’estero per effettuare trattamenti per la procreazione assistita: oltre la meta’ di queste sceglie di espatriare per poter ricorrere alla fecondazione eterologa”.
La Spagna e’ la meta preferita per le coppie italiane non fertili: secondo un’indagine condotta dall’Osservatorio, nel 2011 sono stati circa 950 i pazienti italiani che si sono rivolti a 8 centri spagnoli che hanno risposto ad un questionario dell’associazione. La Spagna e’ una delle destinazioni privilegiate anche perche’ adotta una legge che consente la fecondazione assistita per le donne single, l’ovodonazione, l’embrio-donazione, nonche’ l’anonimato dei donatori.
In seconda posizione si colloca la Svizzera, con un flusso di circa 630 italiani sempre nel 2011. La Repubblica Ceca e’ il terzo paese piu’ frequentato dalle coppie italiane.
Considerando che, complessivamente, le coppie protagoniste del cosiddetto ‘turismo procreativo’ sono almeno 4000, sono due su tre quelle che per tentare la fecondazione eterologa si rivolgono dunque a centri di procreazione stranieri. I costi dipendono dalle attrezzature e dall’assistenza offerte dai centri, ma anche dalla speculazione, e variano dai 2.500-3.000 euro dell’Ucraina ai 7.000- 8.000 della Spagna. Secondo le stime, nel nostro Paese i bambini nati da fecondazione eterologa – prima che questa fosse vietata con la legge 40 del 2004 (divieto dichiarato poi incostituzionale dalla Consulta con la sentenza dello scorso 9 aprile) – sono qualche migliaio.
‘Se almeno la meta’ delle coppie che vanno all’estero lo fa per ottenere i trattamenti per l’eterologa – conclude Borini – il restante 50% prende tale decisione perche’ ritiene i centri esteri di eccellenza, ma anche perche’ in vari casi ignora la possibilita’ di poter effettuare gli stessi trattamenti anche in Italia, come ad esempio la crioconservazione degli embrioni per effetto del pronunciamento della Consulta nel 2009”.
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