Nello Stato meridionale indiano di Goa, meta ogni anno di almeno tre milioni di turisti – per lo piu’ giovani provenienti da molti Paesi europei e dalla Russia – potrebbe scoppiare da un momento all’altro una guerra ai bikini, normalmente indossati sulle spiagge dalle turiste straniere. Il parlamentare locale Mavu Mamledar, membro del partito Maharashtrawadi Gomantak (Mgp), vicino al Bjp del premier indiano Narendra Modi, ha proposto di proibire alle turiste straniere di portare il due pezzi in pubblico perche’ "contrario alla cultura indiana" e perche’ tale comportamento "mette in pericolo la loro stessa incolumita’".
Ma se proprio non si volesse vietare a queste donne di recarsi in spiaggia in bikini, allora ecco l’idea risolutrice del legislatore: il governo dovrebbe approntare per esse delle spiagge private a cui avrebbero accesso dietro pagamento di un biglietto del valore di 1.000-2.000 rupie (fra 12 e 24 euro).
La proposta ha subito suscitato un vespaio di polemiche, con l’opposizione rappresentata dal Congresso di Sonia Gandhi che ha accusato il promotore di "voler limitare i diritti delle donne" e di "pensare solo ad un succulento business vendendo pezzi di spiaggia sul mar Arabico". Va detto che in molte zone del litorale goano i turisti praticano da tempo il naturismo, mentre anche il topless e’ di uso comune. Tanto che gia’ cinque anni fa il ministero del Turismo dello Stato pubblico’ un manuale in cui vietava "la guida di scooter da parte di donne con il seno scoperto".
Si deve inoltre ricordare che quando nell’aprile dello scorso anno il governo locale decise di impedire a Goa (India meridionale) la costruzione del primo "Playboy Club" sulla spiaggia di Candolim, non vi furono reazioni particolarmente accese ed il progetto fu rapidamente archiviato.
Ma sul capitolo del comportamento delle turiste in visita sembra proprio in arrivo un giro di vite. Lo ha sottolineato giorni fa il ministro del Turismo di Goa, Sudin Dhavalikar, il quale ha chiesto la proibizione totale di "bikini, minigonne e pub perche’ non conciliabili con la cultura indiana".
La maggior parte delle donne indiane che si spingono sulle spiagge fanno ancora oggi il bagno con il sari o la salwar kamiz, rischiando spesso la vita a causa delle pericolose onde dell’oceano. Cosi’ giovedi’ Mamledar, membro del partito Maharashtrawadi Gomantak (Mgp), vicino al Bjp del premier indiano Narendra Modi, ha proposto all’Assemblea legislativa locale la creazione di specifiche "bikini beaches" che eviteranno l’eccessiva ostentazione del corpo femminile e inoltre "permetteranno sia di accrescere le entrate del governo sia di aumentare il turismo".
Dura la risposta oggi da parte di Durgadas Kamat, portavoce del Congresso, secondo cui il governo locale "sta cercando di imporre restrizioni alle donne con questo tipo di proposte, limitandone cosi’ la liberta’". E penso, ha concluso, che sul piano politico "il loro vero obiettivo e’ privatizzare le spiagge e fare soldi con le concessioni".
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