Spero che la stragrande maggioranza degli italiani abbia appreso che l’inchiesta su Finmeccanica, indagata per una presunta tangente per la vendita di elicotteri, è finita nel nulla e che tutte quelle intercettazioni sbandierate ovunque nelle quali si ravvisavano estremi di corruzione si sono rivelate un flop con enorme soddisfazione e con un po’ di orgoglio per la serietà con la quale operano le nostre aziende.
Certamente si tira un sospiro di sollievo, ma viene da chiedersi se c’è qualcuno che si azzarda a quantificare quanto danno in denaro ed in immagine questo "scherzetto" è costato all’economia nazionale, all’immagine dell’Italia, a Finmeccanica che non è un’azienda artigianale, ma impiega circa 70 mila persone.
Uno stato serio dovrebbe quantificare al più presto questi danni e, sempre per serietà, rivolgersi a chi, per incapacità, o in cerca di vanagloria se ne è reso responsabile.
Abbiamo tribunali ove c’è il safari per il fascicolo, tribunali ove le notizie se le riserva il capo e non le trasmette né ai suoi superiori a Roma e neanche ai propri collaboratori, tribunali che sperperano denaro in inutili ed a volte anche non autorizzate intercettazioni, tribunali che fanno danni immensi e che vengono lasciati beatamente a far danni. A questo punto come non dare assoluta ragione al magistrato Livio Pepino, già membro del CSM e Presidente di Magistratura Democratica, quando in un articolo pubblicato sul Manifesto in data 23 luglio in sintesi ammette che i giudici fanno quello che vogliono?
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