Gli italiani, da Nord a Sud, sembra vogliano affidare la propria sorte politica a partiti definiti “sovranisti”, i quali si ispirano ad una concezione “repressiva” dell’azione dello Stato. Non vi è dubbio che generi preoccupazione l’affermarsi progressiva dell’immigrazione incontrollata, del disordine sociale, della disoccupazione e della microcriminalità, l’affievolirsi della propria cultura e la conseguente graduale scomparsa delle proprie tradizioni italiane, a causa dell’avanzare di “culture” diverse. Conseguentemente, sembra affermarsi il consenso nei confronti dei partiti “conservatori” di destra, anzi, di estrema destra, i quali intendono attuare una politica repressiva rispetto all’avanzare del nuovo. Tale intento radicale di difesa della propria Nazione è manifestato, in modo più fondamentalistico, nella trattazione del problema della sicurezza, da difendere, addirittura, con l’uso delle armi da parte dei singoli cittadini. C’è da chiedersi: “Come nel Far West?”.
Per contro, ci preme sottolineare che l’Italia è un Paese altamente civilizzato, che ha fatto della democrazia il proprio cavallo di battaglia per raggiungere le vette più elevate del progresso sociale ed umano, come attestano secoli di storia. I partiti politici che inneggiano alla durezza e all’esclusione esprimono un atteggiamento demagogico che ha il solo potere di catturare gli animi disorientati di fronte al nuovo che avanza. Diciamo no, pertanto, all’inganno delle forme deteriori del populismo, che impoveriscono anziché arricchire.
Accogliere il nuovo è un dovere morale per ogni Nazione evoluta: non può essere contrastato adottando la politica dell’esclusione, bensì deve essere governato ispirandosi alla cultura dell’armonia, espressione della vera democrazia. La storia umana è un continuo progredire verso forme accrescitive del preesistente, che vive accanto al nuovo in modo creativo e costruttivo. Riteniamo che non può essere costruttiva una concezione egoistica e repressiva della realtà, in quanto crea violenza e degenerazione sociale ed umana.
Occorre contrastare i vari fenomeni di regresso morale che creano pregiudizi relativamente alla dignità di alcune persone, rinnegando il loro valore. E’ un impegno non rimandabile se si vuole salvaguardare la nostra società da una nuova ondata di barbarie, che, nel corso dei secoli, ha generato guerre, genocidi, morte e razzismo spietato.
E’ l’alba di un nuovo giorno. E’, difatti, crollato un sistema economico fondato sul potere di pochi, generando enorme povertà e migrazione incontrollata.
Ripartire certo, ma non mediante l’esclusione o la discriminazione, bensì ricostruendo la nuova polis, la nuova nazione, i nuovi continenti, alla luce della constatazione che se la crisi è dilagata a livello mondiale è stato perché si è dimenticato, nel corso dei secoli, il valore dell’essere umano e la sua centralità in ogni processo.
La crisi economica mondiale, nonché il continuo degrado, sia materiale, sia morale, da essa derivante, interpella la coscienza di ognuno di noi e ci chiede di non dimenticare il valore fondamentale dell’amore, della fratellanza, dell’uguaglianza, della solidarietà, dell’accoglienza, che dovrà permeare ogni dimensione: sociale, politica, economica ed etica.
La storia la fanno gli essere umani, nessuno escluso. Negare tale verità significa cadere nell’esclusione che chiude gli spazi partecipativi ed impedisce il progresso. Addizionare gli spazi significa far vivere il progresso umano per ogni persona, a qualsiasi territorio appartenga.
Hegel , filosofo della storia, sosteneva che il percorso storico è un continuo procedere, che, seppur attraverso contraddizioni, porta affermazione del continuo miglioramento. Essere un politico di “razza”, ossia un politico capace di azioni costruttive, significa saper cogliere la profondità della realtà e le sue reali dinamiche di sviluppo, ossia il fatto che ogni evento si incanala in un inevitabile percorso storico, in continua evoluzione. Essere ciechi a tale verità conduce, inesorabilmente, all’oscurantismo e al totalitarismo, che rappresentano forme degenerative dello sviluppo umano.
E’ necessario, certamente, difendere dal degrado la propria nazione, ma attraverso la legalità espressa dalle Istituzioni, che deve essere sempre più rimarcata da strumenti giuridici efficaci e tempestivi.
L’Europa e i restanti continenti sono posti di fronte ad una sfida senz’altro gigantesca, ossia la sfida di ridisegnare i propri territori alla luce di una concezione nuova dell’economia, che dovrà includere tutti per uscire dalle strettoie deprimenti dell’impoverimento e del degrado.
Al centro dovrà essere posto l’essere umano con il bagaglio delle proprie “differenze”. Ciò renderà fiorenti i territori e l’economia, che può svilupparsi solo con l’apporto di ogni realtà esistente. L’Italia siamo certi che non vorrà smarrire la propria cultura umana, che l’ha resa “culla della civiltà” e foriera di sviluppo economico e sociale, e che, pertanto, si dirigerà oltre il pericolo di restare imbrigliata nelle trame oscure del totalitarismo.