Con la ripresa dei lavori parlamentari dopo questa insolita pausa estiva, dopo il controverso Referendum dal cui parametro numerico e dal cui esito non dipende ovviamente e sostanzialmente l’effettività della rappresentanza in Parlamento, tanto meno quella degli italiani all’estero, e dopo, finalmente, la ripresa della normale attività didattica in Italia, augurandoci che questo autunno sia pieno solo di sorprese positive sotto tutti gli aspetti e non negative come alcuni paventano o come forse altri si augurano per loro interesse di parte o personale, gli italiani nel mondo ripropongono all’attenzione dei nostri rappresentanti eletti presso il nostro Parlamento la richiesta di abolizione dell’IMU come urgente e non più procrastinabile, stufi di essere sottoposti, è proprio il caso di ribadirlo in ogni circostanza, al pagamento di una tassa iniqua e vessatoria sulla loro casa in Italia.
Non si tratta certo di un’ossessione, ma di una giusta e sacrosanta rivendicazione. Il Parlamento avrà nuove occasioni e diversi strumenti, tra questi anche alcuni proposti ad hoc dai nostri eletti all’estero, che potrebbero quindi essere depotenziati della loro ipotetica fumosità, per poter intervenire prima della scadenza dell’anno in corso, che dovrebbe segnare l’inizio di un nuovo capitolo che renda più aderente e credibile, sotto questo punto di vista, il rapporto tra il cittadino italiano all’estero e le istituzioni nazionali.
Ai nostri rappresentanti eletti viene chiesto, dopo averli ammirati per l’impegno e la tenacia profusi per supportare soprattutto le loro “personali” posizioni inerenti al Referendum, di saper cogliere e stimolare ogni opportunità in tal senso ed utilizzare tutte le risorse e prerogative a loro disposizione per risolvere definitivamente la questione IMU per gli italiani all’estero iscritti all’AIRE.
Spetta loro sensibilizzare l’opinione pubblica italiana, il Parlamento, far rispettare e proteggere adeguatamente la casa degli italiani iscritti all’AIRE, frutto di investimenti con capitale guadagnato e risparmiato con il lavoro svolto all’estero.
Spetta loro difenderla per non continuare a renderla oggetto di una aggressione fiscale discriminante e vessatoria, attenzionata solo ed unicamente per fare cassa, senza scrupolo alcuno.
Il possesso dell’immobile in Italia rende esplicito e manifesto l’ attaccamento ai territori di provenienza degli italiani nel mondo, nei quali investono il loro tempo libero nell’arco della loro vita e parte cospicua della loro disponibilità economica accumulata all’estero, arricchendo il territorio sotto l’aspetto economico e sociale.
Grandi e giustificate sono le attese, grande è altresì la speranza che si ripone in questa circostanza in tutti gli eletti all’estero e nel Parlamento italiano affinchè questa sia la volta buona, se non ora quando, per mettere definitivamente la parola fine a questa lunga e sofferta vertenza.
Il fatto che il Paese abbia bisogno di maggiore risorse, a causa anche degli effetti della pandemia, non può essere preso a pretesto per continuare a far cassa sulla loro pelle. E’ appena il caso di evidenziare che la somma sulle prime e seconde case in Italia che gli evasori sottraggono all’erario italiano è pari a 5 miliardi all’anno. Una somma enorme se confrontata alla modesta somma, pari a circa 3 milioni di euro, che lo stato italiano sottrae agli italiani all’estero imponendogli il pagamento dell’Imu.
Il Paese ha bisogno di guardare al presente ma anche e soprattutto al suo futuro. Esso e’ chiamato in primo luogo ad operare un effettivo e sostanziale cambiamento radicale in quasi tutti i comparti della sua vita sociale e politica, certamente non solo per l’effetto della pandemia, nella consapevolezza che le scelte sbagliate di adesso possano incidere anche sul futuro.
Questo necessario ed urgente processo di cambiamento non puo’ avvenire senza il rispetto dei principi di civiltà e di giustizia che, per quanto ci riguarda, deve raffigurarsi attraverso una politica di vera e sentita inclusione dell’altra Italia oltre confine, con la garanzia di un effettivo trattamento paritetico tra gli italiani in Italia e quelli all’estero, che salvaguardi gli interessi e i bisogni degli uni e degli altri.
Qualsiasi cambiamento non puo’ tuttavia annullare la storia e con essa la memoria di chi ha contribuito a scriverla lasciando la sua impronta sull’esistente.
In questo contesto la casa degli italiani all’estero, il simbolo del legame affettivo e fisico tra le due Italie, ne diventa il perno quasi sacrale su cui edificare e non distruggere. Bisogna evitare di frantumare, anche e soprattutto per le generazioni future, tutto quello che si e’ costruito nel tempo. Bisogna rafforzare e preservare invece questo legame di sangue tra cittadini figli della stessa madre che la distanza fisica e geografica non puo’ affievolire e penalizzare sottoponendolo ad una ingiusta subordinazione di carattere politico e meramente strumentale.