“E’ nell’interesse dei comuni applicare alle case degli italiani all’estero l’aliquota IMU più bassa, dello 0,4%." Lo dice Laura Garavini, deputata del Partito Democratico eletta nella Circoscrizione Europa. "Col decreto fiscale approvato sono i comuni a potere decidere se assimilare gli immobili dei connazionali alle ‘abitazioni principali’, cioè alla prima casa. C’è da augurarsi che siano tanti i comuni cha daranno un segnale di attenzione e disponibilità ai nostri emigrati”.
Proprio “per sensibilizzare i comuni a considerare prima casa gli immobili dei cittadini emigrati”, su iniziativa del collega PD Gino Bucchino, abbiamo scritto all’ANCI, l’associazione che riunisce tutti i comuni italiani.
“Equiparando gli immobili dei connazionali alle ‘abitazioni principali’, i comuni non perderebbero risorse, poiché incasserebbero l’intero importo dell’aliquota d’imposta, ossia lo 0,4% ridotto dei 200 euro di detrazione. Se invece decidessero di penalizzare gli italiani all’estero, applicando ai loro immobili l’aliquota dello 0,76%, i comuni rischierebbero di penalizzare sé stessi. La metà dell’imposta, infatti, la incasserebbe lo Stato e ai sindaci rimarrebbe soltanto lo 0,38%”, spiega la deputata PD. “A ciò si aggiunge che le case degli italiani all’estero generano molto spesso un consistente indotto economico e in molti piccoli comuni contribuiscono a contrastare il degrado architettonico e l’abbandono degli immobili”.
“Il nostro obiettivo resta la piena e automatica equiparazione delle case degli italiani all’estero alle ‘abitazioni principali’, così come previsto dalla legge del 1993”, conclude Laura Garavini. “Nel frattempo abbiamo chiesto ai comuni di deliberare con attenzione e lungimiranza”.
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