“È possibile pagare l’Imu in ritardo. La scadenza era prevista per lo scorso 16 giugno. Ma anche nel caso in cui non si fosse riusciti a rispettarla, magari a causa dell’emergenza covid, si può rimediare. A partire da quest’anno, tutti gli italiani iscritti all’Aire, possessori di un immobile in Italia, devono pagare l’Imu diversamente da quanto accaduto negli ultimi quattro anni. Anche i pensionati”. Lo dichiarano la Senatrice Laura Garavini, Vicepresidente vicaria Gruppo Italia Viva – Psi, insieme ai colleghi di Italia Viva, Nicola Carè e Massimo Ungaro.
“Dal 2015 e fino al 2019 era prevista un’esenzione dal pagamento dell’Imu, per i pensionati percettori di una pensione straniera, in aggiunta a quella italiana. Si trattava di un beneficio fiscale introdotto per i pensionati italiani all’estero dal Governo Renzi – proseguono – Nell’ultima legge di bilancio invece è stato necessario abolire questa esenzione, poiché si rischiava una sanzione da parte dell’Europa. Quindi tutti i cittadini residenti all’estero, sono tenuti al pagamento dell’Imu. La tassa si paga al Comune nel quale si trova l’immobile posseduto. Il pagamento avviene o con un versamento tramite modello F24, oppure tramite bonifico bancario, indicando le coordinate istituite dal Comune di ubicazione della casa. Per conoscere le coordinate presso il quale effettuare il versamento è necessario contattare il proprio Comune, in particolare l’ufficio tributi. Entro il 16 dicembre, data del saldo, usciranno le delibere dei singoli comuni con le nuove aliquote. Quindi eventuali differenze rispetto alla prima rata si pagheranno in quella data. Quegli italiani nel mondo che non sono riusciti a versare la prima rata dell’Imu 2020, possono provvedere pagando una piccola penale. Sui termini di pagamento è tuttavia consigliabile verificare se, in considerazione dell’emergenza causata dal coronavirus, il Comune di riferimento abbia stabilito una proroga della scadenza ordinaria”.
“Alcuni connazionali non hanno avuto modo di effettuare il versamento entro il 16 giugno. In questi casi è possibile correre ai ripari entro un anno, grazie alla possibilità di ricorrere a quello che viene chiamato ‘ravvedimento operoso’. Si può pagare entro le prime due settimane con una sanzione dello 0,1% giornaliero dell’importo dovuto, fino a un massimo dell’1,4%, più gli interessi. Dal 15esimo al 30esimo giorno dalla scadenza la sanzione diventa dell’1,5% dell’importo. Dopo il 30esimo e fino al 90esimo giorno dalla scadenza si passa a una sanzione dell’1,67%, sempre più gli interessi giornalieri. Dopo il 90esimo giorno di ritardo ed entro l’anno, la sanzione sale al 3,75%. Al di là della possibilità di porre rimedio ad eventuali ritardi, ritengo sia giusto e doveroso ripristinare l’esenzione per i pensionati e che sia auspicabile estenderla anche agli altri italiani all’estero, evitando però di incorrere in una sanzione dell’Europa ai danni dell’Italia. Per questo ho avviato un confronto con i vertici del Ministero dell’Economia e delle Finanze, proponendo loro un’ipotesi di intervento sul quale il dipartimento internazionale del Ministero si è impegnato a confrontarsi con le autorità europee competenti. Si tratta di una battaglia che sostengo personalmente e con convinzione, perché ha ricadute positive non solo sui diretti beneficiari. Ma anche sui loro Comuni di origine. Che possono giovare della ricchezza economica e culturale rappresentata dai connazionali nel mondo, veicolo di promozione indiretta e argine all’abbandono di quei luoghi. Un valore sociale al quale non possiamo rinunciare”, concludono.