“Il Partito Democratico non si smentisce mai: quando ha finalmente l’occasione concreta di dimostrare la propria vicinanza al mondo degli italiani all’estero, si gira dall’altra parte. E prende a schiaffi i connazionali. Il caso che riguarda l’emendamento dell’On. Renata Bueno sull’Imu, è solo la goccia che fra traboccare il vaso”. Così Eugenio Sangregorio, presidente dell’USEI – Unione Sudamericana Emigrati Italiani, interviene nel dibattito che riguarda l’Imu per gli italiani nel mondo, una questione assai sentita dai nostri connazionali residenti nei cinque continenti.
Sangregorio ripercorre in breve le tappe della vicenda: “L’On. Bueno ha presentato nei giorni scorsi alla commissione Finanze della Camera, un emendamento al decreto relativo alla sospensione dell’Imu a favore degli italiani all’estero; emendamento volto a non far pagare la prima rata per il 2013 ai cittadini italiani residenti all’estero che siano proprietari di un’abitazione o ne abbiano l’usufrutto, purché non sia affittata. Molti Comuni pero’ hanno deliberato l’aliquota per il pagamento equiparando la proprietà a una seconda casa e perciò occorreva, nell’immediato, riparare a questa incongruenza con un emendamento equo e intelligente. Infatti – continua il presidente USEI – nell’80% dei casi i comuni italiani non hanno riconosciuto come prima casa l’abitazione degli iscritti AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero) e in questo modo decine e decine di migliaia di connazionali dovranno sborsare la prima rata dell’Imu, proprio come fossero proprietari in Italia di una seconda casa. Una disparità di trattamento inaccettabile. E’ stato il governo Monti a lasciare scegliere ai comuni se la casa di un italiano all’estero dovesse essere considerata prima o seconda abitazione – e oggi, con la corresponsabilità del Pd e dei suoi eletti oltre confine, che non hanno sostenuto l’emendamento presentato dall’On. Bueno, i nostri connazionali continuano ad essere discriminati come se fossero cittadini italiani di serie B”.
“L’emendamento presentato in Parlamento dalla deputata dell’USEI andava a sanare una situazione che gli italiani hanno vissuto con grande amarezza e delusione per essere stati trattati da stranieri in patria. I parlamentari eletti all’estero avrebbero dovuto unire le loro forze nella comune difesa dei diritti di chi li ha scelti a rappresentarli, ma ancora una volta ‘passata la festa, gabbato lo santo’, a poltrona conquistata, ci si dimentica degli impegni presi e si finisce pure col dividersi perfino sulle battaglie di bandiera. Perchè questi eletti ancora non hanno capito – conclude Sangregorio – che la loro bandiera non deve essere quella del partito, ma quella dell’Italia nel mondo”.
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