E’ braccio di ferro tra Bruxelles e La Valletta sul destino di 102 naufraghi, soprattutto eritrei, soccorsi dalla nave cisterna Salamis a 45 miglia nautiche dalla Libia, e bloccati da ieri a bordo dell’imbarcazione, a cui le autorita’ maltesi rifiutano l’ingresso in porto. Tra loro ci sono quattro donne in stato di gravidanza, una ferita che necessita di ricovero, ed un bimbo di 5 mesi. Per il commissario Ue Cecilia Malmstrom la priorita’ e’ ”salvare le loro vite” e Malta ha il ”dovere umanitario di lasciar sbarcare queste persone”, perche’ ”respingerle” in ”Libia sarebbe contrario alle leggi internazionali”. Ma il premier Joseph Muscat su Twitter afferma di ”essere in possesso di prove” che attestano come Leopoldo Manna, capitano del Salamis, ”abbia ignorato le indicazioni del Centro soccorsi italiano” di sbarcare i migranti nel porto piu’ vicino, e cioe’ in quello libico di Khoms, ”per considerazioni di carattere commerciale”. ”Malta soddisfa i suoi obblighi internazionali – scrive – ma non ci si aspetti che intervenga per proprietari di navi irresponsabili che si beffano delle regole”. Se Bruxelles chiede di rimandare ad un momento successivo ”qualsiasi disputa sull’autorita’ responsabile della ricerca e del soccorso, incluso il coinvolgimento delle autorita’ italiane e libiche, cosi’ come il posto che sarebbe stato corretto per lo sbarco”, il ministro degli Esteri maltese Manuel Mallia in una conferenza stampa sottolinea come il no all’ingresso in porto alla nave (che si trova ancora in acque internazionali) sia un ”punto di principio”, altrimenti si creerebbe un ”grave precedente”.
Secondo il capo della diplomazia maltese ”l’Ue dovrebbe assistere i suoi stati membri, Italia e Malta, che sono dalla parte della legge” e non una nave che le ha infrante. Inoltre evidenzia come durante un colloquio avuto con Malmstrom nel pomeriggio, la commissaria non sembrasse avere ”il quadro completo della situazione” e spiega che a bordo della nave – dove oggi le forze armate hanno distribuito viveri e prestato cure mediche – ”non c’e’ alcuna emergenza”. Anche i proprietari del Salamis, che batte bandiera liberiana ma e’ gestita dai greci della Hellenic shipping, hanno scritto al governo della Valletta, al centro italiano di coordinamento dei soccorsi, e al commissario Ue, per raccontare la propria versione dei fatti. Mentre la giustizia dell’isola ha fatto sapere che li riterra’ responsabili per qualsiasi danno che possa derivare dalla vicenda. Intanto l’agenzia dell’Onu per i rifugiati (Unhcr) rivolge un appello per una soluzione veloce e pratica che permetta uno sbarco ”sicuro e rapido” per i naufraghi. E data la situazione in Libia, avverte: ”rimandare persone che cercano asilo a questa situazione non e’ un’opzione perseguibile”. Dello stesso avviso il Consiglio italiano per i rifugiati (Cir), che evidenzia come per la stessa Convenzione su ricerca e soccorso in mare, il primo porto sicuro non puo’ essere considerato solo in base alla collocazione geografica. In nessun caso le persone possono essere rinviate in territori dove la loro vita e liberta’ possono essere a rischio.
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