Il presidente del Senato Pietro Grasso in occasione del suo intervento al convegno ‘Migrazioni e Sicurezza. Un equilibrio difficile’ in Senato ha detto: "Le migrazioni sono un fenomeno epocale, che è sbagliato e controproducente affrontare con interventi di breve termine, come se si trattasse di un’emergenza destinata a cessare in tempi certi e rapidi. Le migrazioni economiche sono il risultato di un processo naturale connaturato all’umanità: le persone da sempre si spostano verso le aree più agiate ed ospitali del pianeta, alla ricerca di una vita migliore. Un fenomeno che noi dobbiamo regolare ma che non possiamo impedire e che deve essere valutato al tempo stesso con umanità e con pragmatismo, anche sulla consapevolezza che il nostro continente sta invecchiando rapidamente e può trarre grande vantaggio da un’emigrazione virtuosa e ben regolata".
"Già adesso – sostiene Grasso – le comunità immigrate contribuiscono sostanzialmente al benessere delle nostre società. I flussi di rifugiati sono invece determinati dalle gravissime crisi che incendiano il Medio Oriente, che purtroppo non siamo in grado di risolvere rapidamente. Si tratta di persone che vorrebbero vivere nei propri paesi ma che sono spinte via da persecuzioni e violenze. In questi conflitti si intersecano delicatissime questioni di equilibri geopolitici, conflitti etnici e confessionali, pesanti eredità del passato coloniale, fallimenti politici ed istituzionali, dinamiche criminali ed errori della comunità internazionale. Per ridurre i flussi occorre garantire alle persone che fuggono condizioni di vita sicure e dignitose nei propri paesi. A questo fine servirà una strategia geopolitica complessa, con il concorso delle potenze regionali e internazionali, cercando di contemperarne le agende e gli interessi, spesso confliggenti. I conflitti in Iraq, Siria e Libia, solo per segnalarne alcuni richiedono accordi politici per riprendere il controllo dei territori, contrastare anche militarmente il potere terrorista, difendere la vita e i diritti delle persone e soprattutto predisporre accortamente assetti politici ed istituzionali idonei a garantire in modo stabile a tutte le componenti etniche, religiose e confessionali il giusto spazio”.
Grasso conclude spiegando che a suo parere "la grande debolezza dell’Unione Europea è stata l’assenza di strategia. Negli scorsi anni ha sottovalutato le trasformazioni in atto alla frontiera meridionale dell’Unione e ha omesso di agire in modo unitario per influire positivamente sul corso degli eventi, come avrebbe ben potuto fare. Più di recente non ha compreso la necessità di agire con interventi strutturali e di lungo termine sulla questione dei rifugiati. Pochi giorni fa ho incontrato il Presidente della Commissione Juncker e mi pare che la strada che il Parlamento e il governo italiano da tempo indicano a gran voce sia finalmente quella su cui lavora la Commissione: ottemperare agli obblighi morali e giuridici di accogliere tutti i profughi, condividere il controllo delle frontiere, rivedere in profondità sia il sistema di accoglienza sia le regole di Dublino, con solidarietà e con coesione. L’auspicio è che tutti si rendano conto che su questo tema l’Europa rischia di infrangere la propria storia e ipotecare il proprio futuro".
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