E’ ormai un assedio politico e mediatico quello cui viene sottoposto, da giorni, il governo tunisino, accusato di avere sottovalutato il risorgere del fenomeno dell’emigrazione clandestina e d’essere stato colpevolmente assente nelle ore immediatamente successive alla notizia del naufragio di Lampedusa. A puntare il dito contro il governo non sono soltanto i familiari dei presunti dispersi, ma anche la societa’ civile, la comunita’ della blogosfera e, elemento importante nel turbolento panorama politico tunisino, anche la pontentissima Ugtt, il sindacato piu’ importante del Paese, che ha proposto un giorno di lutto nazionale.
Una offensiva che ha colto completamente impreparato il governo (soprattutto gli esponenti del partito confessionale Ennahdha), abituato a scacciare, come un insetto molesto, qualsiasi critica al suo operato. Ma questa volta la spinta e’ stata talmente forte da costringere tutti, a cominciare dal primo ministro, Hamadi Djebali, a correre ai ripari. Tardivamente, ma lo hanno fatto. Cosi’ Djebali ha espresso il suo cordoglio per le vittime, lo stesso hanno fatto altri ministri. Ma il fatto che cordoglio e solidarieta’ siano arrivati solo dopo le proteste e’ un altro elemento che ha alimentato il fuoco delle polemiche.
Ma qualcosa si sta muovendo e tutto da’ l’impressione che le mosse del governo cerchino di disinnescare una tensione che sta lievitando in tutto il Paese, che gia’ vive una fase di grande incertezza. Per stasera il ministro degli Esteri, Rafik Abdelssalem, ha in agenda un incontro con i familiari dei dispersi. Un incontro ad un orario non usuale (le 21.30) nemmeno per il protocollo tunisino. E poi Abdelssalem (uno degli esponenti di maggiore spicco in seno ad Ennahdha e braccio destro del suo presidente, Rache Gannouchi) ha annunciato che si rechera’, appena possibile, in Italia per discutere con il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, del dossier emigrazione. Un segnale, che solo nelle prossime ora sara’ possibile verificare se importante o meno. Ieri El Fahs (nel governatorato di Zaghouan, da dove venivano alcuni dei dispersi) e’ stata paralizzata da uno sciopero generale, seguito ai disordini causati da gruppi di giovani che, accusando il governo di disinteresse nei confronti delle vittime del naufragio, hanno bloccato le principali strade della citta’ con barricate.
Un’altra manifestazione s’e’ conclusa la scorsa notte a Tunisi. Una protesta civile e silenziosa, che ha fatto seguito a quella davanti al Ministero degli Esteri, intorno al quale – rimandando alle giornate della ‘rivoluzione dei gelsomini’ – erano state dispiegate delle unita’ antisommossa delle forze di sicurezza, rimaste, per fortuna, inoperose.
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