C’e’ voluto lo shock seguito alla notizia dell’ultimo misterioso naufragio a poche miglia da Lampedusa per fare tornare, in Tunisia, l’attenzione sul fenomeno dell’emigrazione clandestina che sta manifestandosi nuovamente dopo mesi di apparente fermo. Il governo tunisino ha deciso di muoversi, seppure con i tempi della politica e della burocrazia, facendo le prime mosse, annunciate dal ministro degli Esteri, Rafik Abdessalem, la piu’ importante delle quali e’ il rafforzamento dei posti di blocco lungo le strade e le spiagge delle zone (soprattutto nelle regioni del sud) tradizionale punto di partenza dei natanti carichi di disperati diretti in Italia. Una misura che, per la verita’, avrebbe dovuto essere gia’ in vigore, perche’ era uno dei punti sui quali le autorita’ tunisine si erano impegnate con l’allora ministro degli Interni, Roberto Maroni, quando il fenomeno era allo zenith e il sistema di soccorso e assistenza italiano quasi al collasso sotto la spinta di migliaia di disperati pronti a tutto.
Gli episodi di emigrazione clandestina si erano comunque rarefatti, sostanzialmente per due motivi. Il primo, piu’ evidente, era per il fatto che, in base all’accordo, tutti i tunisini arrivati dopo la firma dell’intesa e intercettati dalle forze dell’ordine italiane, sarebbero stati immediatamente rimpatriati. Il secondo, meno evidente, ma piu’ efficace, era relativo al "passaparola" tra gli aspiranti emigranti sul rigore delle misure adottate per chi arrivava sulle coste italiane. Ora il governo tunisino sta cercando di correre ai ripari, anche perch‚ l’osservanza dell’accordo era alla base di un programma di aiuti concessi dall’Italia, sia in termini concreti (materiale ), che di cooperazione (formazione del personale militare).
Altro punto delle nuove misure riguarda una informazione diretta ai tunisini delle classi meno abbienti (e quindi potenzialmente futuri emigranti) sui problemi nei quali potrebbero incorrere per le loro scelte e anche per illustrare le prospettive di lavoro in patria. Misure queste ultime che sono state accolte in Tunisia con grande scetticismo, in un periodo in cui il governo (e per esso il partito confessionale Ennahdha, che ne costituisce il nerbo) e’ sotto accusa per molti motivi, e tra essi anche per l’apparente distacco con cui ha appreso la notizia delle decine di persone che sarebbero perite in mare. E qualche sito ha titolato "Venti matrimoni e 50 funerali" per ricordare che, nelle ore in cui si cercavano le vittime del naufragio, molti esponenti del governo hanno presenziato sorridenti ad uno sposalizio collettivo benedetto da Ennahdha.
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