“Arrivano dai Paesi africani e dal Medio Oriente, fuggono dalla fame e dalla guerra, ma sono tanti, troppi, e un esodo così massiccio non può essere gestito dai piccoli comuni pure accoglienti e generosi che costituiscono il primo approdo dopo la traversata della speranza e della disperazione. La Sicilia trabocca di umanità dolente e non ha più posto nemmeno per le bare depositate sui moli; i sindaci lanciano continui SOS inascoltati, mentre il governo annaspa nella ricerca di soluzioni”. Così Pietro Cappelli, coordinatore del MAIE a San Gallo, Svizzera, interviene sul tema dell’immigrazione che riguarda da vicino l’Italia e la Sicilia, sua terra d’origine.
“E’ la voce dell’Europa che non sentiamo”, sottolinea l’esponente del Movimento Associativo Italiani all’Estero, che continua: “se Mare Nostrum, con tutte le sue debolezze, appare ancora l’unico modo di non abbandonare in mezzo al mare chi cerca scampo, che diventi almeno un programma politico di largo respiro, con tanto di condivisione dei doveri e di partecipazione agli oneri derivanti dalle mille problematiche di una emigrazione di proporzioni bibliche. Ma fino adesso, Mare Nostrum è stata un’operazione che ha soltanto incentivato gli sbarchi”.
“Tutti devono capire che non si tratta di fenomeni emergenziali, perchè le condizioni politiche dei Paesi africani e mediorientali lasciano piuttosto intravedere un aumento scontato della fuga di massa nel prossimo futuro: necessitano interventi strutturali e precisi patti con la Libia che alleggeriscano l’impatto sui Paesi mediterranei; necessitano altre navi e altri operatori umanitari di altri Stati europei che garantiscano l’accoglienza e lo smistamento ordinato sulla base di leggi comunitarie. La Sicilia non può essere lasciata sola, e non basta il governo italiano a garantire supporto logistico e finanziamenti infiniti”.
“Renzi – prosegue il coordinatore MAIE – parli chiaro in Europa, faccia sentire tutta l’urgenza di decisioni non più rinviabili. Perchè salvare vite umane è dovere morale universale, ma saper gestire la frontiera meridionale degli Stati Uniti d’Europa è dovere politico della Germania come della Francia e dei Paesi nordici, insomma dei 28 Paesi che sanno predicare diritti comunitari e alla resa dei conti praticano interessi nazionalistici. C’è in Sicilia – conclude Cappelli – una bomba inesplosa che rischia di far saltare tutti in aria: occorre la competenza di artificieri ben addestrati per disinnescarla. La politica deve trovarli”.
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