"I comandamenti sono dieci e da nessuna parte c’e’ scritto che non si ha diritto ad avere paura. E l’ondata migratoria in corso, vorrei dire da credente convinto e cattolico praticante, a mons. Galantino, segretario della Cei, fa proprio paura. Perche’ non c’e’ difesa. Perche’ non ci sono quattrini per i poveri di casa nostra. Perche’ c’e’ il terrore chiamato Isis. Perche’ sul futuro del pianeta (e della nostra Italia) c’e’ un grande punto interrogativo". Cosi’ in un comunicato Francesco Storace, vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio e segretario nazionale de La Destra.
"Considerazioni come quelle arrivate ieri da Galantino sono mazzate tra capo e collo: la Chiesa fugga al gioco facile di un’ipocrisia che sotterra a colpi di presunto buonismo le preoccupazioni di tantissimi italiani di fronte ad una Patria esposta e senza piu’ difesa lungo le nostre coste. Non ci salva qualche elemosina europea. Perche’ un credente deve sentirsi allontanato a causa di scelte che riguardano la politica di uno Stato e non la propria religione. In gioco ci sono formidabili interessi. E non del tutto leciti. A cominciare dal business dell’assistenza, come insegna l’inchiesta Mafia capitale. Certo, Salvatore Buzzi e Luca Odevaine non voterebbero Salvini o Grillo – i destinatari della reprimenda di monsignor Galantino – ma dubiterei che si possa parlare di anime sante, nel loro caso. E, se nella Chiesa c’e’ chi gioca una partita politica nessuno puo’ cancellare il dovere di pensare prima di tutto alla povera gente di casa nostra. Del resto, quando si sparano parole di fuoco contro chi raccatta voti si manifesta la consapevolezza che ormai sia maggioritario tra gli italiani il sentimento di fortissima preoccupazione per quanto siamo costretti a toccare con mano e a vedere con i nostri occhi”.
“È evidente che la pieta’ e’ enorme per la strage sul mare, ma e’ orribile darne colpa a chi avvisa – responsabilmente – che da noi non puo’ esserci Bengodi. Per alcuni, tutti hanno diritto a venire da noi, rifugiati o clandestini senza distinzione, e magari pretendendo un trattamento che molti nostri connazionali nemmeno si sognano di chiedere. Da popolo di emigrazione, portammo braccia per lavorare, non devastazioni e proteste. Monsignore italiani brava gente, stufi di subire. Li rispetti. Non hanno piu’ nulla da piazzare", conclude Storace.
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