Matteo Salvini ha visitato l’hotspot di Pozzallo. Ad attendere il ministro dell’Interno due gruppi opposti, il primo arrivato per contestare il leader della Lega lo “accoglie” con ululati, coperchi di pentole che sbattono e il grido “Via Salvini”. Al fianco dei manifestanti un gruppo, meno numeroso, di persone intona cori di tutt’altro tenore e al grido “Matteo, Matteo” applaude l’arrivo del ministro. Tra loro sventola anche una piccola bandiera italiana.
Inevitabile che, dopo l’arrivo di Salvini, gli esponenti dei due gruppi vadano allo scontro tra chi sostiene il “prima gli italiani” di marca leghista e chi invece pone l’accento sulle torture che i migranti subiscono nei loro Paesi. Volano urla ma lo scontro resta solo verbale.
Prima della visita all’hotspot c’è stato un faccia a faccia tra il ministro dell’Interno e il sindaco di Pozzallo Roberto Ammatuna. “Ho detto al ministro che Pozzallo vuole essere una citta’ di accoglienza e legalita’. Non ho condiviso le sue parole di ieri, ma l’incontro e’ stato rassicurante”, spiega il sindaco, esponente del Pd.
“Non penso che il ministro possa pensare di chiudere una struttura cosi’ fondamentale. Spero che l’interlocuzione virtuosa che c’era con Minniti continui, ma il ministro mi e’ parso molto aperto”.
Salvini però vuole portare a casa risultati. “Obiettivo e’ salvare le vite. E questo lo si fa impedendo le partenze dei barconi della morte che sono un affare per qualcuno e una disgrazia per il resto del mondo. Stiamo lavorando senza bacchette magiche per ottenere meno sbarchi, piu’ espulsioni, piu’ sicurezza e per bloccare e tagliare un enorme giro d’affari. Pregare e commuoversi non basta – sottolinea il ministro -, lavoro perche’ tutti gli organismi internazionali si impegnino per fermare partenze, sbarchi e morti”.