Le motovedette della guardia costiera italiana hanno proceduto al salvataggio di centinaia di aspiranti migranti, accalcati all’inverosimile su un barcone alla deriva in acque territoriali libiche. Ripeto: acque libiche.
Ma questo salvataggio certamente non attenuerà il coro d’accuse di razzismo che si eleva da lungo tempo, in Italia, in Vaticano e in diversi altri luoghi, contro gli abitanti della penisola, su cui peserebbe l’aggravante (Gian Antonio Stella è il Nino Rota di questo leitmotiv) di essere un popolo che fino a ieri era costretto esso stesso ad emigrare.
L’Italia fa quello che pochi altri paesi farebbero in una situazione simile, accogliendo migliaia di "profughi" (composti in gran parte da robusti giovanotti che hanno spesso sborsato fior di quattrini ai loro passatori-mafiosi). Lo fa, è vero, nella confusione, nelle polemiche, nei piagnistei… Ma lo fa. Ebbene ciò non basta a scuotere l’accusa di razzismo, proveniente non solo dagli "altri" ma dagli italiani stessi, incomparabili maestri d’autoflagellazione.
Gli esempi di queste prove concrete di apertura all’altro, di umanità, di generosità – come il salvataggio di cui sopra – sono immancabilmente seppelliti da cori di accuse in senso contrario.
Altro fatto paradossale: in quest’Italia che sarebbe piena di "razzisti", la pubblicità dei prodotti più disparati, in TV, è affidata spesso a stranieri (ben distinguibili per il loro aspetto e per la loro pronuncia). Tutti sappiamo che non si affida a personaggi sgraditi dal pubblico le sorti di un prodotto. In Québec e in Canada, d’altronde, nessuno si è mai sognato di affidare a personaggi italiani la pubblicità di un prodotto (a meno che non fossero pizze o salse di pomodoro). Il nostro ruolo nella televisione e nel cinema di qui, è sempre di tipo caricaturale quando non è di tipo mafioso. In Italia, invece, sembrano facciano a gara ad offrire ruoli pubblicitari agli extracomunitari, proprio per compiacere e attirare il consumatore italiano. Sfido poi chiunque a trovarmi negli sceneggiati della penisola un solo esempio di pregiudizio, di prevenzione, di ostilità da parte del regista verso gli extracomunitari, spesso presenti. Al contrario: questi "nuovi italiani" sono sempre un esempio di modestia, saggezza e buonumore; immancabilmente insomma rappresentano personaggi buoni. In una serie che si svolgeva sull’isola di Capri, il capo dei carabinieri era rappresentato addirittura da un africano. Bello, alto, e pieno di umanità… Il fatto poi che parlasse l’italiano con un forte accento straniero e anche in maniera poco spontanea, mostrando quindi di non essere nato in Italia e di non avere forse neppure la cittadinanza italiana – il che lo rendeva veramente poco credibile – ne accresceva addirittura il fascino per gli italiani. Perché è da sottolineare un aspetto paradossale di questo "razzismo" all’italiana: l’essere o il sembrare straniero aggiunge un tocco positivo alla persona. Gli italiani stessi godono compiaciuti quando qualcuno li scambia per cittadini di un altro paese: "Ma lei non sembra italiano…" è un gran complimento. Il che dimostra che l’accusa, con cui molti si dilettano ad insozzare tutto un popolo – in seno al quale sono ben presenti, è vero, i razzisti, ma quelli antitaliani (tipo i leghisti) – è a dir poco avventata. Nella Penisola, in realtà, esiste un diffuso fenomeno di "autorazzismo", alimentato probabilmente dallo spirito "universalista" cattolico e comunista, e dalla tradizionale mancanza di coesione e di dignità nazionale: il tanto deprecato amor patrio.
Discussione su questo articolo